A Pristina, annunciata l'indipendenza del Kosovo per domenica 17 febbraio, ma il premier
Thaci non conferma
Il Kosovo proclamerà la sua indipendenza domenica 17. Lo ha dichiarato il portavoce
del futuro premier kosovaro Thaci. Lo stesso Thaci non ha però confermato la data
della proclamazione nel corso di un’attesissima conferenza stampa tenutasi stamani
a Pristina. Sempre questa mattina il Parlamento del Kosovo aveva approvato una mozione
che permette di adottare le leggi necessarie all'atto di secessione da Belgrado. La
dichiarazione del portavoce del leader kosovaro lascia comunque con il fiato sospeso
la comunità internazionale, che ieri ha dovuto registrare la risoluzione del governo
serbo che dichiara "invalido e illegale" ogni atto unilaterale a favore dell'indipendenza
da parte della provincia serba. Posizione sostanzialmente sostenuta dal presidente
russo, Vladimir Putin, che ha ribadito la sua assoluta contrarietà al distacco definitivo
del Kosovo dalla Serbia. Intanto si teme per un'escalation della tensione sul terreno,
come dimostra l’esplosione avvenuta questa mattina a Mitrovica, città del Kosovo settentrionale,
nei pressi della sede che dovrebbe ospitare la missione UE.
Africa-Bush
Al via nelle prossime ore il nuovo viaggio del presidente statunitense George
W. Bush in Africa. Il capo della Casa Bianca, ormai a fine mandato presidenziale,
visiterà Benin, Tanzania, Rwanda, Ghana e Liberia. In primo piano gli aiuti per la
lotta alle epidemie, come l'AIDS e la malaria, e i programmi contro la povertà. Ma
non mancheranno i nodi delle crisi attuali in Darfur e Kenya, come pure le occasioni
per parlare di crescita economica, investimenti e commercio. Sul perché ora Bush torni
in missione nel continente africano, Giada Aquilino ha intervistato Raffaello
Zordan, esperto di Africa della rivista dei comboniani Nigrizia:
R. -
Noi pensiamo che il presidente Bush vada nelle diverse capitali africane a ribadire
la visione americana riguardo al Continente, cioè stringere alleanze con nuovi Stati
per combattere il terrorismo internazionale; in seconda battuta, contrastare – proprio
sul piano delle alleanze - la fortissima presenza cinese nel Continente; e poi assicurarsi
il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico e di minerali. Non dimentichiamo
che oggi il 15 per cento delle importazioni statunitensi di petrolio arriva dall’Africa;
ma nei progetti americani, questa percentuale dovrebbe salire nell’arco dei prossimi
10 anni tra il 25 e il 35 per cento.
D. – Bush va
quindi in Africa anche come investitore. Com’è cambiata la presenza statunitense nell’area
di fronte a nuove potenze che lì investono, proprio come la Cina?
R.
– Gli americani, in realtà, non hanno mai fatto troppi passi indietro da questo punto
di vista. Sono molto attenti ad investire, soprattutto nel campo delle risorse petrolifere.
Lo hanno fatto – e lo stanno facendo – per esempio in Sudan. Hanno una forte attenzione
per tutta l’area del Golfo di Guinea, per l’approvvigionamento petrolifero. Non dimentichiamoci
che nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe hanno intenzione – lo hanno dichiarato
più volte – di voler impiantare una base aeronavale in acque profonde, che appunto
servirebbe per controllare tutta quell’area di investimenti, dal punto di vista industriale
e geostrategico.
Kenya In Kenya, è stato firmato un accordo tra
le due parti in lotta dalle elezioni presidenziali dello scorso 27 dicembre. A margine
di due giorni di colloqui a porte chiuse, presieduti dall’mediatore dell'Unione africana
ed ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, si è raggiunta un’intesa che prevede
tra l’altro la scrittura congiunta di una nuova costituzione entro un anno. Ulteriori
dettagli saranno definiti nei prossimi negoziati.
Ciad
In Ciad
è entrato in vigore lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Ad istituirlo
un decreto del presidente della repubblica, Idriss Deby, che ordina ai “governatori
delle regioni di mobilitare tutti i mezzi umani e materiali disponibili per restituire
l'ordine pubblico”. Lo stato di emergenza prevede il coprifuoco da mezzanotte alle
ore 6 e autorizza perquisizioni a domicilio ed il controllo dei mezzi di informazione.
Questa decisione straordinaria rientra nell’ambito delle misure adottate per restaurare
l'ordine e la stabilità del governo dopo il ritiro delle forze ribelli.
Medio
Oriente “Israele non si lascia intimorire dalle minacce di Hezbollah”, così
il ministro degli Esteri israeliano, Tzpi Livni, ha risposto alle dure minacce dal
leader di Hezbollah Nasrallah, lanciate ieri a Beirut, in occasione dei funerali di
Mughniyeh, numero due del movimento, ucciso martedì a Damasco. Ma sono diversi i gruppi
islamici che continuano ad addossare la responsabilità dell'omicidio di Mughniyeh
ad Israele. Un’accusa che viene respinta dal governo di Ehud Olmert, che ha comunque
alzato il livello di allarme nelle sue rappresentanze in tutto il mondo per timore
di azioni di rappresaglia.
Iraq Il presidente iraniano Ahmadinejad
si recherà in visita in Iraq il prossimo 2 Marzo. L’annuncio ufficiale, atteso da
diverso tempo, è arrivato ieri per bocca del portavoce del governo di Baghdad, Ali
Dabbagh. Ahmadinejad rimarrà due giorni nella capitale irachena dove incontrerà le
più alte autorità locali. Si tratta di un evento di portata storica e di un importante
segnale di distensione tra due Paesi tradizionalmente rivali. Nel Paese del golfo
tuttavia resta alta la tensione sul terreno. Sette guerriglieri di al-Qaeda sono stati
uccisi nel nord dell’Iraq in un raid condotto dalle forze governative e dall’esercito
statunitense.
USA - Primarie John McCain mette una seria ipoteca sulla
nomination repubblicana dopo aver incassato l’appoggio di Mitt Romney, che ha deciso
di trasferire i suoi delegati in favore dell’ex rivale, sollecitando tutti i repubblicani
a unirsi alla sua campagna. Intanto, in casa democratica si registra la vittoria nel
New Mexico da parte della Clinton . Resta, però, intatto il vantaggio nel conto dei
delegati conquistato da Obama dopo una lunga serie di successi iniziata con il “Super
martedì”.
USA - Strage Ennesima strage in un’università degli
Stati Uniti. Un ex studente armato con due pistole ed un fucile ha fatto irruzione
in un'aula affollata della Northern Illinois University, uccidendo sei persone e ferendone
altre 16 prima di togliersi la vita. La tragedia è avvenuta a soli dieci mesi dal
massacro più grave mai avvenuto in un istituto americano, quello del Virginia Tech,
dove il 16 aprile 2007 uno studente di origini sudcoreane aprì il fuoco contro studenti
ed insegnanti, provocando 32 vittime.
Italia-Politica A poco
più di 20 giorni dalla presentazione delle liste per le elezioni politiche del 13
aprile, gli schieramenti sono alle prese con i nodi delle alleanze. Ore decisive per
i centristi dell’UDC e dell’Udeur, entrambe decise a correre ognuno per conto proprio.
Problemi anche nel centrosinistra, dopo l’intesa tra Partito Democratico e Italia
dei Valori di Antonio Di Pietro. Intanto, il capo dello Stato invita le forze politiche
a mantenere toni pacati in campagna elettorale. Il servizio di Giampiero Guadagni:
L’UDC
sembra ormai decisa a correre da sola, pronta ad andare all’opposizione in caso di
vittoria del centrodestra. E’ la novità principale di queste ore di campagna elettorale.
Una posizione che se sarà confermata segna la fine di un’alleanza durata 15 anni.
Casini non intende dunque rinunciare al proprio simbolo come gli chiede Berlusconi
per continuare a chiedergli di entrare nel Popolo delle Libertà come hanno fatto Forza
Italia e Alleanza nazionale. Ma il leader UDC non ci sta, osserva che alla Lega è
stato concesso di apparentarsi mantenendo il suo simbolo. Casini sarà dunque il candidato
premier e intende rivolgersi a tutto lo schieramento centrista, dalla Rosa Bianca
di Pezzotta e Tabacci all’ala moderata del Partito Democratico, fino all’Udeur di
Mastella, pure deciso a presentarsi con il proprio simbolo rinunciando ad allearsi
con il PDL. E un polo centrista potrebbe riaprire la partita elettorale, almeno per
quanto riguarda il Senato. Le fibrillazioni nella vecchia CDL sono naturalmente guardate
con grande interesse dal Partito Democratico di Veltroni, in partenza col suo pullman
ecologico alla volta delle 110 province italiane. E annuncia: dopo il voto non ci
sarà comunque un grande coalizione. Ma anche per Veltroni le alleanze non sono un
capitolo chiuso. La decisione di presentare il PD da solo è stata attenuata dall’intesa
con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che avrà anche il suo simbolo. L’accordo
è criticato particolarmente dalla Sinistra di Bertinotti, ma anche dai socialisti
di Boselli e dai Radicali che almeno per il momento non hanno avuto lo stesso risultato
ottenuto da Di Pietro. Ieri intanto il Consiglio dei ministri ha formalizzato "l’election
day". Il 13 e 14 aprile si voterà dunque sia per rinnovare il Parlamento nazionale,
sia per rinnovare alcune amministrazioni locali. In tutto alle urne saranno chiamati
poco più di 39 milioni di italiani. (Panoramica internazionale a cura di Marco
Guerra) Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LII no. 46 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.