Il Magistero di Benedetto XVI al centro di un incontro alla Radio Vaticana con mons.
Fisichella
Una sintesi ragionata dei principali contenuti del magistero di Benedetto XVI: è stata
quella offerta stamani da mons. Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università
Lateranense e vescovo ausiliare di Roma, durante un incontro tenutosi presso la Sala
Marconi della nostra emittente. Nel suo intervento, il presule ha messo in luce le
linee guida del Pontificato di Benedetto XVI, a quasi tre anni dalla sua elezione.
Ma quali sono questi punti fermi? Ce li spiega lo stesso mons. Fisichella, al microfono
di Isabella Piro:
R. -
Credo che il primo punto fermo sia la figura quanto mai profonda ed espressiva di
Papa Benedetto XVI stesso, che con il suo insegnamento crea un tutt’uno. Penso che
la testimonianza più grande sia quella dell’attenzione che viene data a ogni sua parola,
ogni suo discorso: le piazze sono stracolme, c’è un’attenzione silenziosa quando il
Papa parla e soprattutto sappiamo che molti meditano i suoi discorsi e il suo insegnamento.
Poi dovremmo inevitabilmente aggiungere quelli che sono i contenuti che forse potrei
sintetizzare in tre punti fondamentali. Il primo mi sembra una grande attenzione ai
cambiamenti nella cultura contemporanea; il Papa esprime la sua preoccupazione per
l’identità stessa dell’essere credenti e delle popolazioni che portano con sé una
ricchezza di tradizione e di storia. Sulla base di questo mi sembra di poter riconoscere
anche il costante richiamo alla dignità e alla sacralità della vita personale. Dobbiamo
essere capaci di tenere sempre in primo piano l’attenzione, la vigilanza per la vita:
davanti all’esigenza del progresso, della scienza, della tecnica, c’è il richiamo
forte, costante, vigile, di Papa Benedetto XVI, a far sì che il progresso della scienza
e della tecnica non abbiano a intaccare la dignità e la sacralità dell’esistenza personale.
Mi sembra che un altro punto che emerge con grande forza sia il tema della verità:
promuovere la verità e soprattutto la necessità di fare in modo tale che ci sia sempre
la piena consapevolezza che la dignità della persona umana si può coniugare e realizzare
nella misura in cui c’è una costante indagine e ricerca della verità. La grande sfida
che all’epoca il cardinale Joseph Ratzinger aveva lanciato, di vivere nel mondo “Veluti
si Deus daretur”, come se Dio esistesse, credo sia intimamente collegata con il tema
della verità. Una persona non può mettere Dio fuori dal proprio orizzonte perché ne
va della propria dignità, si impoverisce, non riesce a raggiungere la pienezza di
quella umanità che possiede. E, da ultimo, il grande tema della chiesa che deve essere
capace di esprimere nel migliore dei modi la credibilità del Vangelo. Mi sembra che
uno dei punti fondamentali del pensiero di Benedetto XVI sia quello della universalità
della missione della Chiesa, quindi l’universalità si coniuga con la missionarietà.
Un impegno concreto della testimonianza del saper superare anche i momenti difficili
che si hanno, attraverso la certezza della speranza. Tutto questo penso si possa riportare
alla grande intuizione della teologia di Joseph Ratzinger. Il Papa comprende la fede
con due termini che sono in lui caratteristici - "stehen" e "verstehen" - queste due
parole che significano "stare" e "comprendere". La fede ci impone, ci provoca, ci
chiede di essere presenti nel mondo ma di fare anche un grande sforzo di comprendere
quello che avviene nel mondo e per il mondo.
D. –
Benedetto XVI si è proposto come Pastore “mite e fermo”, un richiamo alla Prima Lettera
di Pietro in cui si dice: “Date ragione della vostra speranza ... con dolcezza e rispetto”
… R. - Certo. La Prima Lettera di Pietro direi che è la Magna
Charta della teologia fondamentale. L’apostolo dice proprio questo: siate pronti a
rispondere a chiunque chiede ragione della speranza che è in voi ma questo sia fatto
con dolcezza, con rispetto, e con retta coscienza. Non dimentichiamo che la mitezza
biblica ha un suo significato: Mosè è indicato come l’uomo mite! Non è l’uomo silenzioso,
l’uomo che si ritira. La mitezza è la forza del coraggio che viene per l’annuncio
del Vangelo.
D. - Fra poco ci sarà la GMG di Sidney;
il primo viaggio internazionale di Papa Benedetto XVI è stata la GMG di Colonia; nel
frattempo, si è svolta l’Agorà dei giovani a Loreto … R. - Io
credo che i giovani vorrebbero stare sempre più vicini a Papa Benedetto XVI, lo vorrebbero
tenere soltanto per loro. Il Papa li provoca alla riflessione, li provoca a prendere
in seria considerazione la loro giovinezza e li provoca anche a guardare al futuro
con speranza, con serenità. Io credo sia questo il messaggio di cui i giovani hanno
bisogno: guardare al proprio futuro senza dimenticare il proprio presente, di fondare
nel presente la propria vita e, soprattutto, su questo presente il poter essere capaci
di costruire un futuro che sia pienamente significativo. Il Papa li richiama a questo,
a delle scelte coraggiose che hanno bisogno però anche di un’intelligenza e di un
entusiasmo.