Filippine: i vescovi denunciano la corruzione dilagante nel Paese
Di fronte agli ultimi episodi di corruzione che ha coinvolto Jose Miguel Arroyo, marito
del presidente delle Filippine Gloria Arroyo, per tangenti milionarie pagate nei contratti
e negli appalti pubblici, la Chiesa filippina rilancia la questione morale e invita
la cittadinanza a intraprendere azioni comuni. Mons. Oscar Cruz, vescovo di Lingayen-Dagupan,
afferma che “l’appello all’agire comune” è aperto al contributo di tutti. “Esso intende
promuovere una autentica riforma del sistema di governo – continua il presule – che
“sarebbe appoggiata dai vescovi, finché naturalmente resta nell’alveo dei procedimenti
costituzionali e non comporta violenza o spargimento di sangue”. Occorre un’azione
comune, basata sulla buona volontà e sull’impegno di ciascuno - dichiarano i vescovi
- e invitano a pensare al bene comune e non al puro interesse personale. “La verità
fa male. Ma è la sola che può rendere libera la nazione. Dobbiamo confessare - ha
aggiunto il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, l’arcivescovo
di Jaro, Angel Lagdameo – che “la corruzione è la nostra principale vergogna”. Mons.
Lagdameo – rende noto l’agenzia Fides - si è soffermato infine sull’attuale mancanza
di “coscienza sociale” nel Paese e, ha sottolineato la proliferazione di una corruzione
endemica e sistematica. (M.B.)