Il contributo dei cattolici italiani fu decisivo per la rinascita dello Stato democratico:
la riflessione dello storico Malgeri, all’indomani del 79.mo dei Patti Lateranensi
e nell’anno del 60.mo della Costituzione Italiana
I Patti Lateranensi posero “le premesse per un contributo fattivo dei cattolici italiani
alla nascita del nuova Stato democratico”. E’ quanto scrive L’Osservatore Romano in
un editoriale, pubblicato ieri in occasione del 79.mo anniversario dei Patti Lateranensi.
Un evento, sottolinea il quotidiano diretto da Gian Maria Vian, che richiama “un’altra
ricorrenza particolarmente significativa per la storia d'Italia: l'entrata in vigore,
sessant’anni or sono, della Costituzione repubblicana. Per una riflessione su questo
legame tra i due eventi, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof.Francesco Malgeri, docente di Storia contemporanea all’Università “La Sapienza”
di Roma e presidente del Comitato scientifico della Fondazione “Alcide De Gasperi”:
R.
- Certamente, i Patti Lateranensi, che naturalmente riguardavano il quadro generale
dei rapporti tra Stato e Chiesa, in qualche modo venivano a sanare una ferita profonda
che era rimasta nel Paese dall’unità in poi. Consentivano al mondo cattolico di conservare
alcune autonomie, nel senso che - per esempio - il riconoscimento dell’Azione Cattolica
dava ai cattolici uno spazio che, in quel momento, poche altre culture potevano avere,
che non fossero appunto legate al fascismo. Quindi, all’interno di questo contesto,
matura una classe dirigente che poi sarà la classe dirigente che avrà un peso e un
ruolo notevole nel quadro della edificazione del nuovo Stato democratico e repubblicano.
D.
- Passiamo dai Patti Lateranensi al Secondo dopoguerra, alla Costituzione italiana.
In quali parti della Costituzione, si coglie con maggiore evidenza il contributo dei
cattolici?
R. - Un po’ tutta la Costituzione è permeata
da questo pensiero che fu ispirato dai costituzionalisti cattolici. I problemi del
lavoro, della giustizia sociale, i problemi dell’esigenza di uno Stato attento ai
valori della solidarietà: questi elementi - presenti soprattutto nella prima parte
della Costituzione - hanno avuto il contributo notevole dei costituzionalisti cattolici.
La gran parte dei quali, se non tutti, si erano formati nel corso degli anni Trenta.
D.
- Oggi ci si confronta - a volte anche animatamente - sul tema della laicità. In che
modo l’argomento della laicità e dei rapporti tra Stato e Chiesa fu affrontato in
Assemblea costituente?
R. - In qualche modo, nell’art.
7, in cui venivano riconosciuti i Patti Lateranensi come strumento per regolare i
rapporti tra lo Stato e la Chiesa, è anche l’articolo dove si sostiene che Stato e
Chiesa sono indipendenti e sovrani nel loro ambito. Quindi, questa è un’indicazione
che riguarda anche il valore della laicità nella politica.
D.
- L’Osservatore Romano sottolinea che non di rado si fanno nella polemica politica
e sui mass media delle confusioni fra Santa Sede e Chiesa italiana, fra Vaticano ed
episcopato italiano. Un vizio antico, in realtà forse amplificato dai mezzi di comunicazione
di oggi...
R. - Sì, indubbiamente c’è una sorta di
confusione, di incapacità di cogliere quello che è il problema legato agli aspetti
istituzionali e quello che è invece il problema legato ai valori della fede, alle
istanze di cui la Chiesa è portatrice su un piano indubbiamente spirituale e un piano
di attenzione a quello che è il peso dei cittadini nella vita dello Stato.