2008-02-10 15:35:44

L'Italia commemora le vittime delle foibe. Intervista con la professoressa Licia Cossetto, sopravvissuta all’eccidio


L'Italia rende oggi omaggio ai morti delle foibe del 1943-1945 e ai trecentomila esuli dalle coste istriane e dalmate negli anni tra il 1945 e il 1954. Il 10 febbraio, infatti, è la ‘Giornata del Ricordo’, istituito quattro anni fa dal parlamento, proprio per non dimenticare quei drammi. La cerimonia ufficiale si tiene al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. E proprio in questi giorni a Roma è in corso la prima mostra mai realizzata - a carattere nazionale - interamente dedicata a quell’eccidio. È intitolata ‘Foibe: martiri dimenticati – Per spezzare la congiura del silenzio’ ed è ospitata fino al 24 febbraio al Rifugio antiaereo degli uffici di EUR spa, in piazzale Adenauer 8. L’ingresso è gratuito. Il servizio di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

 Gettati vivi o morti nelle voragini carsiche, dette ‘foibe’, solo perché erano italiani, tra il 1943 e il 1945. E' la sorte toccata, dopo la seconda guerra mondiale, a migliaia di cittadini di Trieste, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia. Sacerdoti, donne, anziani, giovani e bambini, vittime della 'pulizia etnica' dei partigiani e dei soldati della Jugoslavia comunista di Tito. Solo negli anni ’90, dopo circa mezzo secolo da quella primavera di sangue, il velo dell’oblio su quelle tragiche vicende ha cominciato a squarciarsi. Luigi Papo, istriano e storico delle Foibe, presidente del Comitato Scientifico della Mostra allestita all’EUR, spiega così i motivi del silenzio:
 
"La complicità e il rimorso sono i due motivi che hanno spinto gli italiani a cercare di ignorare e di dimenticare. Oggi, questa tragedia viene ignorata ancora. Non siamo in grado di poter autonomamente, orgogliosamente ricordare noi stessi".

 
Inizia tutto dopo l’armistizio, dopo l’8 settembre del ’43. Perché quella data dà il via a questi orrori? Il professor Papo:

 
"Per la semplice ragione che l’Italia si è sfasciata, si è inginocchiata, ha buttato via le armi. Tanto è vero, che i partigiani jugoslavi non sono arrivati armati con carri armati e roba del genere: le armi le hanno trovate sul posto, perché il nostro esercito le ha abbandonate per strada; ha abbandonato carri armati, autoblinde, cannoni, mitragliatrici ... Quando un gruppo di istriani si è ribellato di fronte a tanto scempio e ha voluto riprendere la bandiera italiana e rimetterla al suo posto, questo gruppo di patrioti ha trovato le armi là, dove l’esercito le aveva gettate, là dove i partigiani le avevano raccolte. In questi giorni di interregno, i partigiani jugoslavi hanno commesso circa un migliaio di eccidi".

 
Gli italiani devono assumersi la responsabilità di aver negato la verità delle Foibe per ‘pregiudiziali ideologiche’ o ‘convenienze internazionali’. La ferma denuncia è stata pronunciata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella ‘Giornata del Ricordo’ 2007. L’anno precedente, il suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, aveva conferito la medaglia d’oro al merito civile a Licia Cossetto, sopravvissuta all’eccidio delle Foibe e sorella della più sfortunata Norma, martire torturata. Ecco la signora Licia ai nostri microfoni:

 
"L’ho ricevuta come simbolo di tutti gli infoibati, nel ricordo di mia sorella che era una ragazza giovane che non si curava di politica; era solo iscritta al GUF (Gruppi universitari fascisti) perché era una studentessa. Si stava laureando in quel periodo, e invece è stata presa perché volevano che collaborasse con loro. Lei si è rifiutata perché si sentiva italiana. E allora l’hanno portata via e dopo varie vicissitudini l’hanno trasferita nella scuola di Antignana, che è vicino a Tisino; l’hanno legata ad un tavolo e non le dico quello che le hanno fatto…. Poi l’hanno buttata in una foiba, ancora viva" ...

 
Anche la professoressa Licia Cosetto è stata arrestata in quei giorni ...

 
"Sì, anch’io ero stata arrestata, solo che mi avevano rinchiuso nella scuola elementare di Castellier, e lì ho avuto la fortuna di trovare un mio compagno di scuola venuto lì per combinazione; mi ha chiesto: “Cosa fai qui? Vieni, ti riaccompagno a casa”. Io di notte sono scappata a piedi attraverso i boschi con una mia zia, sono venuta in Italia. Che Dio ci dia la grazia di far conoscere anche le nostre sofferenze, perché io non ho perso solo mia sorella: ho perso mio papà, ho perso zie, zii, cugini ... ho perso tutta la famiglia".







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