In Algeria, dopo i nuovi decreti sul culto, un prete cattolico viene condannato ad
un anno di carcere. Con noi, l'arcivescovo di Algeri, Tessier
Condanna ad un anno di prigione con la condizionale per aver “officiato una cerimonia
religiosa in un luogo non riconosciuto dal governo” E’ accaduto ad un prete cattolico
in Algeria. Si tratta della prima vittima del decreto che regola nel Paese nord-africano
le pratiche di culto non musulmano. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento
sull’accaduto a mons. Henry Tessier, arcivescovo di Algeri:
R. –
Adesso ci sono molte difficoltà sul proselitismo, ma bisogna anche dire che il sacerdote
non è stato condannato ad un anno di carcere effettivo, non è stato, dunque, incarcerato.
La cosa che più sorprende è che la condanna è stata emessa perchè il sacerdote aveva
solo fatto visita ad un gruppo di cristiani del Camerun. Non aveva celebrato una messa,
ma aveva soltanto recitato insieme a loro una preghiera. Era il 29 dicembre, subito
dopo Natale.
D. – Mons. Tessier perché è stato varato
questo decreto? In quale contesto nasce?
R. – Questo
decreto è stato approvato per combattere il proselitismo che veniva da nuovi gruppi
di evangelici, che hanno creato un po’ di rumore per la conversione di alcuni fedeli.
Questo ha spinto le autorità ad approvare questo decreto.
D.
– Ii cattolici come vivono questa situazione?
R.
– I cattolici sono inseriti nella realtà della società algerina e cercano di vivere
i doni della società algerina; ciascuno fa il proprio lavoro. Naturalmente tutti noi
siamo molto scossi per la decisione che è stata presa contro il nostro fratello, il
padre Pierre Vallé. Bisogna però fare anche un distinguo tra la decisione presa in
un contesto particolare e quello che è il nostro impegno per il bene comune della
società algerina, all’interno della quale abbiamo molti amici.