Telefonia al servizio della fede: la riflessione di mons. Celli su questo nuovo
fenomeno mediatico
Messaggi religiosi corredati da immagini e suoni sul cellulare: si va diffondendo
sui nuovi media l’offerta di servizi spirituali volti a promuovere il Magistero ecclesiale,
nella persona del Papa, dei Santi, dei grandi pensatori cristiani. Sms e Mms per alimentare
la fede e sostenere moralmente i fedeli. Il tutto a pagamento per i clienti interessati.
Il fenomeno apre interrogativi sul piano della comunicazione e dell’etica. Roberta
Gisotti ha interpellato al riguardo l’arcivescovo Claudio Maria Celli,
presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali:
D. –
Eccellenza, telefonino e spiritualità possono convivere? C’è, forse, il rischio di
mercificare la fede od anche di banalizzare l’annuncio evangelico?
R.
– Credo che il fenomeno vada osservato con una certa simpatia, ma anche con una certa
attenzione. Simpatia, perché ritengo che ogni volta che possiamo utilizzare le tecnologie
moderne, messe a nostra disposizione, per poter dare una più ampia diffusione ai messaggi
della fede o a contenuti spirituali di un alto livello – penso al Magistero del Santo
Padre oppure a citazioni di testi spirituali scritti da Santi ben conosciuti dai fedeli
- sia bene farlo. Ritengo che la cosa potrebbe avere un suo significato positivo.
C’è dunque simpatia per ciò che le tecnologie possono darci e comunicarci, perché,
ancora una volta, vengono incontro a determinate esigenze spirituali della nostra
popolazione ed anche a molta gente che magari non frequenta la Chiesa ma ha una profonda
nostalgia di Dio. Credo che questo possa aiutare. Certo, sono cose molto semplici!
Non si tratta di libri o di testi ulteriormente e profondamente elaborati. Sono pillole
di spiritualità che potrebbero avere un proprio significato in questo cammino dell’uomo.
Un domani, però, il rischio che si corre è di banalizzare un poco questi contenuti;
innegabilmente non sono cammini di grande spiritualità.
D.
– Forse, proprio in questo ambito, servirebbe, come suggerisce Benedetto XVI nel Messaggio
per la prossima Giornata della Comunicazioni Sociali, sviluppare una nuova forma di
‘infoetica’ per guidare i media – scrive il Papa – al bivio oggi tra protagonismo
e servizio?
R. – Credo che questo sia uno degli aspetti
più forti delle problematiche delle comunicazioni sociali. Non mi sentirei però di
applicarlo al caso concreto analizzato in questa sua intervista. Il Papa pensava a
ben altre cose e a problematiche più complesse e sofisticate. Su questo tema, il mio
timore è solamente quello di una banalizzazione dell’aspetto spirituale. Vorrei vedere,
come dicevo prima, in che modo andranno avanti le cose, quali sono i veri contenuti
e, quindi, quali sono le esatte dimensioni di questa presenza nel mondo della telefonia.