Il premier palestinese Fayyad spegne le speranze di un accordo nel 2008 con Israele
Il primo ministro palestinese Salam Fayyad, in visita negli Stati Uniti, ha affermato
ieri di ritenere improbabile che venga concluso un accordo di pace duraturo con Israele
nel 2008, malgrado i rinnovati sforzi diplomatici per risolvere il conflitto israelo-palestinese.
Questa dichiarazione scompagina i piani della Casa Bianca. Nel suo primo viaggio in
Medio Oriente, lo scorso gennaio, il presidente George W. Bush aveva infatti affermato
di ritenere che un trattato di pace fra Israele e palestinesi sarebbe stato concluso
prima della fine della sua presidenza. Quali sviluppi ci si può aspettare ora? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto a Eric Salerno, esperto di area mediorientale del
quotidiano “Il Messaggero”:
R.
– Sicuramente la dichiarazione di Fayyad fatta negli Stati Uniti è un messaggio a
Washington ancora più che ad Israele. E’ un segnale delle difficoltà che ci sono in
questo momento e della necessità per gli Stati Uniti di fare pressione su Israele
– quello che stanno chiedendo i palestinesi da molti giorni – per fermare le continue
incursioni a Gaza, ma soprattutto in Cisgiordania, dove l’Autorità Nazionale, sotto
Fayyad e sotto il presidente Abbas, sta cercando di normalizzare la situazione. Teoricamente
è possibile fare un accordo entro l’anno, la questione è il clima. Perché certamente
questo clima non può consentire un negoziato serio.
D.
– Le azioni diplomatiche internazionali e in primis quella statunitense, secondo lei,
sono state efficaci o c’è stato quale elemento che ha ritardato o che ha di fatto
non evidenziato reali problemi? R. – Io credo che i problemi
siano chiari a tutti. Non è improbabile che sia in corso, nonostante tutto quello
che sta dicendo Fayyad, un negoziato segreto, che mi sembrerebbe l’unica maniera per
far avanzare in qualche modo il processo. Al di là di questa trattativa segreta, è
chiaro che è necessario un altro clima. Abbas deve far capire al suo popolo che le
cose vanno meglio con lui, che tutto sommato Hamas è isolata e che la questione di
Gaza si risolverà in qualche modo. Assistiamo invece al rafforzamento di Hamas dopo
l’accordo con l’Egitto sul valico di Rafah ed assistiamo all’incertezza degli israeliani
che non sembrano in grado di decidere quale strada prendere, anche in merito agli
insediamenti. Si continua a costruire mentre dovevano essere abbattuti una serie di
avamposti di altri insediamenti. E’ molto difficile, quindi, per Abbas e per la sua
gente convincere il popolo – ma questo sarà necessario un giorno, quando ci sarà forse
un accordo scritto – di andare avanti su quella strada.