Il Pontificio Consiglio per i Laici promuove a Roma un Convegno internazionale a 20
anni dalla "Mulieris dignitatem"
“Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza” è il tema del Convegno internazionale,
promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, nel 20º della Lettera apostolica di
Giovanni Paolo II "Mulieris dignitatem", in programma da domani a sabato prossimo
a Roma. I partecipanti saranno più di 260, provenienti da 49 Paesi dei 5 continenti.
Vi saranno delegazioni di 40 Conferenze episcopali, nonché rappresentanti di Movimenti
ecclesiali e Nuove Comunità, associazioni femminili cattoliche, Istituti religiosi
femminili e donne leader nei diversi campi della cultura. Giovanni Peduto ha
chiesto alla dottoressa Rocío Figueroa, officiale del Pontificio Consiglio
per i laici e organizzatrice dell’incontro, quale sia l’attualità della "Mulieris
dignitatem":
R. –
Possiamo vedere che attualmente ci sono delle correnti, delle tendenze nei diversi
femminismi. Da una parte, si tende qualche volta a fare opposizione fra la donna e
l’uomo, e da un’altra parte, si tende ad eliminare le differenze scritte dalla natura
umana. Secondo me, con queste problematiche culturali, la lettera apostolica "Mulieris
dignitatem", è tremendamente attuale, perché Giovanni Paolo II risponde alla questione
antropologica, parlando sia dell’unità - e l’uguaglianza è nella dignità tra uomo
e donna - sia anche della differenza, una differenza che non è abissale, ma che è
iscritta anche nella natura umana. Allora, Giovanni Paolo II parla di questa unidualità,
che risponde alla vocazione originaria della persona umana.
D.
– In che misura “il genio femminile” della donna riesce a realizzarsi nella Chiesa?
Pensiamo anche a ruoli di responsabilità…
R. – Il
genio femminile è sempre stato presente nella Chiesa, basti pensare oggi a tutte le
chiese, che di solito sono più piene di donne che di uomini. Il genio femminile si
realizza e la donna è sempre stata presente nella dimensione carismatica della Chiesa.
Pensiamo soltanto alla famiglia, all’educazione, ai diversi ambiti. E’ vero, però,
che bisogna anche, secondo me, che questo genio femminile si esprima di più, si realizzi
di più nella dimensione più pubblica, nei posti di responsabilità, nelle strutture
della Chiesa. E questa è una cosa positiva che sta diventando sempre più attuale.
Ci sono sempre più donne protagoniste, come laiche, come cattoliche nella Chiesa,
nel mondo e nella società.
D. - Un tempo si parlava
di parità uomo-donna: oggi sempre di più sembra perdersi questa distinzione, tanto
che talora non si parla di sessi ma di “generi” più o meno identificati…
R.
– Secondo me, questo è un grande problema, perché attualmente viviamo in una cultura
post-moderna, dove ci troviamo di fronte ad un decostruttivismo, c’è un relativismo,
una mancanza nel pensare che si possa veramente arrivare alla verità. Tutto diventa
una costruzione culturale e non c’è più un dato antropologico vero. Secondo me, questo
è un grande problema, perché tradisce la verità dell'essere umano. Oggi si sta perdendo
questa distinzione, perché si sta perdendo l’identità dell’essere umano, e cioè che
in origine siamo stati creati uomo e donna. Quindi, non si può opporre la dimensione
sessuale alla dimensione culturale. Tutte e due sono parti fondamentali, fondanti
di chi è l’essere umano. Allora, bisogna sempre unire la natura con la dimensione
culturale. Una dimensione culturale però che parte da una base antropologica, che
è la natura umana.
D. - Nel Regno Unito c’è una proposta
governativa per vietare che nelle comunicazioni scolastiche compaiono i termini “papà
e mamma” per non discriminare i bambini che hanno genitori dello stesso sesso…
R.
– Qui vediamo che, secondo me, siamo di fronte ai problemi delle leggi, che tantissime
volte esprimono un diritto positivo che si allontana dalla legge naturale, rispettando
la dignità umana e rispettando le verità fondamentali dell’essere umano. Quando ci
sono delle leggi che vanno contro questa natura umana, per esempio contro la famiglia,
che è la base della società e il futuro della società, stiamo veramente tradendo l’essere
umano e pertanto l’umanità. Allora, bisogna cercare che le leggi rispondano alla dignità
e alla verità di chi è l’essere umano.
D. - Cosa
può dare la femminilità all’umanità?
R. – Possiamo
dire che c’è un fatto caratteristico dell’essere donna, di cui l’umanità ha bisogno:
la donna è madre, così come l’uomo è padre, ed è madre non soltanto in senso fisico,
ma in senso lato. E la maternità implica tante cose: la nostra capacità di proteggere
la vita, di custodirla, di preoccuparsi della persona concreta, la capacità di sacrificio,
di un amore forte, di una forza profonda, spirituale. Sono tutte dimensioni di cui
il mondo ha bisogno. Il mondo in qualche modo è un po’ orfano sia di padri che di
madri. Allora, bisogna che le donne vivano fino in fondo la propria vocazione come
madri, ma anche come protagoniste, per costruire, edificare, una cultura più umana,
più riconciliata. C’è bisogno, dunque, di questa presenza femminile nei diversi ambiti
della cultura.