I vescovi del Canada chiedono al governo di facilitare le procedure per il rilascio
dei visti ai rifugiati iracheni
I vescovi del Canada hanno rivolto un accorato appello al primo ministro, Stephen
Harper, affinché il governo riservi “un’ attenzione particolare ai cristiani iracheni”
che chiedono un visto per entrare nel Paese. In una lettera al capo dell’esecutivo,
il presidente della Conferenza episcopale canadese, mons. James Weisberger, denuncia
come “i cristiani che vivono in Iraq subiscano una spirale di violenza che non cessa
di aggravarsi”. Da due anni, infatti, “i cristiani sono vittime di omicidi, rapimenti
e minacce di ogni tipo e non hanno alcuna protezione dalla milizia e dalle autorità
politiche”. Estremisti cercano di convertirli con la forza all’Islam e non possono
più professare la loro fede; quelli che decidono la strada dell’esilio - prosegue
il presidente della Conferenza episcopale del Canada - “possono a giusto titolo essere
considerati dei veri e propri rifugiati politici”. “Di fronte all’inerzia e all’indifferenza
di alcuni – si legge quindi nel documento - il Canada può aiutare ad alleviare il
dolore delle persone vittime di ingiustizie e rappresaglie assurde”. La lettera chiede
quindi di facilitare le procedure per il rilascio dei visti e di aumentare le quote
riservate ai rifugiati iracheni , come si è fatto durante la guerra del Kosovo e in
Sierra Leone. La Chiesa canadese, insieme con altre organizzazioni umanitarie, si
sta mobilitando per aiutare i rifugiati cristiani iracheni. Come ha confermato in
questi giorni l’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, la loro
emigrazione si sta trasformando in un vero e proprio esodo. (L.Z.)