Una mostra a Perugia celebra la pittura rinascimentale del Pintoricchio
A 550 anni dalla nascita di Pinturicchio, maestro della pittura rinascimentale umbra,
si è aperta il 2 febbraio al Palazzo dei Priori di Perugia una mostra monografica
a lui dedicata. L’esposizione sarà visitabile fino al 29 giugno e offre ai visitatori
quasi l’intero corpus delle opere realizzare dal Pintoricchio. Il servizio è di Paolo
Ondarza:
(musica)
Esponente
della nuova cultura di Quattrocento – Cinquecento, che alla conoscenza delle tre arti
sorelle – pittura, scultura e architettura – sommava poesia, musica e letteratura,
Bernardino di Betto di Biagio, detto "Il Pintoricchio", ha origini familiari modeste
ma il fervore culturale della Perugia a lui contemporanea lo porta presto ad essere
tra i protagonisti dell’arte dell’Italia centrale. Il nomignolo che i contemporanei
gli diedero racconta il disprezzo di chi a inizio carriera lo descriveva “piccolo
e di poco aspetto”, se paragonato al divin pittore “Il Perugino”. La curatrice Vittoria
Garibaldi:
“Purtroppo, Pintoricchio ha
subito un parere negativo di Vasari che lo ha praticamente cancellato dalla storia
dell’arte per quasi tre secoli; ma oggi, lo possiamo veramente rimettere in pieno
al suo giusto posto all’interno dei grandi, cioè tra i grandi della storia dell’arte”.
Attento
alla natura nelle vedute, studioso della luce che dona vita agli oggetti e con un
occhio ai coevi pittori nordici:
“Pintoricchio è un insieme amalgamato
dal ricordo dell’antica Roma, dalla conoscenza dei maestri fiamminghi, dalla conoscenza
della pittura fiorentina e romana e in modo particolare del suo alunnato sia con Perugino
ma anche all’interno delle botteghe miniatorie dell’Umbria”.
Viaggiando
tra Umbria e Lazio è presto eletto a Roma “pittore del Papato”: dipinge la cappella
Bufalini all’Aracoeli, decora gli appartamenti Borgia, istoria le pareti di Santa
Maria del Popolo. Sale, infine, sui ponteggi della Sistina a fianco dei grandi maestri
toscani. Un’esperienza memorabile ...
“Il cantiere della Sistina era
un crogiuolo di grandi menti e di grandi artefici e quindi è stata veramente per lui
una grande scuola da cui ha appreso e a cui sicuramente ha dato!”.
Spello
conserva un indiscusso gioiello e capolavoro del Pintoricchio: la “Cappella Baglioni”.
Ma è a Siena che il pittore raggiunge le massime vette con gli affreschi della Libreria
Piccolomini tanto ammirati da Raffaello. In mostra gran parte delle sue opere:
“Sono
particolarmente affascinata, forse dal suo capolavoro umbro, che è la Pala di Santa
Maria dei Fossi, una pittura ricchissima di colori, di fascino, di armonie, ma anche
di dettagli. Riuscire a combinare insieme la storia antica e la quotidianità di tutti
i giorni”. In vecchiaia, la gloria abbandona Pintoricchio: muore
ricco ma solo, l’11 dicembre 1513. Lo ricordarono come un artista “sordo, piccolo
e di poco aspetto” ma che seppe essere grande.