Rieletto presidente della Serbia l’europeista Boris Tadic
In Serbia riconfermato nel ballottaggio di ieri il presidente europeista. Boris Tadic,
che ha sconfitto l’ultranazionalista Nikolic, ha dichiarato di voler proseguire “sulla
strada della democrazia” per “un futuro europeo” della Serbia, ma anche per contrastare
“criminalità e corruzione” e “migliorare la vita dei cittadini”. Da parte sua, la
Slovenia, presidente di turno dell’UE, ha accolto positivamente la rielezione di Tadic
facendo nuovamente riferimento alla potenziale adesione dello Stato balcanico all'Unione
Europea. Sul risultato del voto di ieri in Serbia, Fausta Speranza ha intervistato
il prof. Domenico Caccamo, docente di storia moderna all’Università La Sapienza
di Roma, in particolare esperto di Europa orientale:
R. -
Si tratta di una pacificazione della Serbia verso se stessa - se vogliamo- perché
la Serbia è un Paese culturalmente europeo: la Serbia di oggi, la Belgrado di oggi
ha un aspetto europeo in definitiva. Quindi, indubbiamente, l’elettorato serbo ha
scelto la strada di un incontro con l’Unione Europea. Quali saranno le conseguenze
immediate di questo successo elettorale di Tadic, è più difficile dirlo. Probabilmente
la dichiarazione unilaterale dell’indipendenza del Kosovo, della quale ormai si parla
da mesi come una cosa imminente, che deve venire da un giorno all’altro se non da
una settimana all’altra, è probabile invece che sia un po’ ritardata da questo fatto.
E questo perché indubbiamente le potenze protettrici del Kosovo - le potenze che si
trovano dietro al Kosovo cioè sia Paesi europei sia gli Stati Uniti - non vorranno
“dare uno schiaffo” al presidente filo-occidentale, neo-rieletto, facendolo trovare
subito di fronte a questa situazione difficile dell’indipendenza del Kosovo. E quindi
i kosovari dovranno aspettare ancora qualche settimana o qualche mese: questa è la
mia previsione, la mia impressione.
D. – Professore,
Stati Uniti pro indipendenza del Kosovo, Europa più cauta, spinte nazionaliste. Cosa
c’è da dire oltre queste semplificazioni giornalistiche?
R.
– Un altro termine che manca a questa sua elencazione, è la Russia di Putin: anche
la Russia è un elemento importante nel gioco. La questione della Serbia e la questione
del Kosovo sono interessanti in sé per sé, ma sono interessanti ed importanti soprattutto
in quanto sono un campo di scontro nel quadro della nuova guerra fredda che esiste
tra Stati Uniti e Federazione Russa. In definitiva cioè, dietro al Kosovo ci sono
gli Stati Uniti, i quali si battono per la causa dell’indipendenza del Kosovo. Però
oltre all’indipendenza del Kosovo, gli Stati Uniti vogliono anche il Kosovo nell’area
occidentale e hanno truppe proprie, americane, nel Kosovo, delle fortezze militari
addirittura, quindi, oltre all’indipendenza c’è qualche cosa di più, l’inserimento
del Kosovo nel dispositivo della NATO. La Russia naturalmente si oppone e quindi si
crea questa situazione di tensione proprio nei Balcani fra gli Stati Uniti e la Russia
che si schiera dalla parte del nazionalismo serbo. Tra l’altro in Russia, nella stampa
russa, proprio a proposito di queste questioni balcaniche, riemergono degli accenti
di panslavismo: un panslavismo settecento-ottocentesco. Insomma, una cosa vecchia
veramente: un appello alla solidarietà slava e panortodossa che fa fare un passo
indietro alla situazione politica attuale.