Iraq: per l'arcivescovo latino di Baghdad, Sleiman, l'emigrazione dei cristiani è
diventata esodo
''La situazione della popolazione cristiana irachena e' quella di una comunita' che
ha perso fede nel proprio Paese. Percio' l'emigrazione si e' trasformata in un esodo,
in una fuga. La paura domina ogni aspetto della vita e ogni episodio di violenza
diventa una minaccia mortale''. E' quanto afferma mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo
latino di Baghdad in un'intervista alla rivista ''Terrasanta'' della Custodia francescana
di Gerusalemme, pubblicata alla vigilia dell’appello del Papa all’Angelus di ieri,
che è tornato ad invocato la pace in Iraq. ''Bisogna aggiungere poi - afferma il presule
- le difficolta' economiche. Le minacce dei fondamentalisti di vendicarsi di chiunque
lavori per gli alleati o addirittura per lo Stato o anche per compagnie straniere,
ha fatto perdere a molti il posto lavoro. Tanti altri lo hanno perso perche' le fazioni
dominanti lo hanno preteso. Infine c'e' da segnalare che l'esodo verso il Nord procura
una maggiore sicurezza ma non necessariamente il lavoro. Comunque i villaggi cristiani
del Nord mancano terribilmente di infrastrutture, di imprese artigianali, industriali
o commerciali''. In quanto al ruolo che i cristiani potranno avere per il futuro del
Paese, mons. Sleiman sottolinea che ''purtroppo il nuovo Iraq, anche se la sua Costituzione
menziona i cristiani, sembra ignorare le minoranze. Il Paese verrebbe diviso tra le
tre grandi maggioranze: la sunnita, la sciita e la curda. In tale contesto c'e' uno
spazio importante per le chiese cristiane d'occidente che potranno avere una funzione
positiva in questa fase. ''Le comunita' cristiane d'Occidente - spiega l'arcivescovo
latino di Baghdad - possono innanzitutto richiamare alla mente di tutti, specie dei
governanti, che l'Oriente cristiano esiste e puo' svolgere un ruolo molto positivo
a servizio della pace, della coesistenza e dei rapporti culturali. La presenza cristiana
nei Paesi arabo-islamici va protetta anche per il bene delle stesse societa' arabo-islamiche:
le aiuta a non chiudersi e a non isolarsi in fondamentalismi narcisisticamente violenti''.
(R.P.)