Acceso dibattito nel Colorado per imporre anche alle organizzazioni cattoliche una
legge che vieta le assunzioni in base al credo religioso
A rischio le attività della Caritas nello Stato americano del Colorado, a causa di
una legge che vieta ogni discriminazione nelle assunzioni di personale sulla base
del credo religiose e dell’orientamento sessuale. Il testo, in sede di approvazione
al Parlamento lo scorso anno, era stato però emendato per dispensare le organizzazioni
religiose e quello no-profit. Ma in seguito si è acceso un aspro dibattito per abolire
l’emendamento. Il presidente della Caritas dell’arcidiocesi di Denver Christopher
Rose ha difeso i diritti della Chiesa cattolica, “di aiutare i poveri ed i sofferenti”,
compito che non spetta soltanto al Governo, ma da secoli anche alle comunità religiose”,
che spesso lo assolvono “meglio e con meno risorse”; e quindi “l’effetto reale della
legge” secondo Rose sarebbe “di eliminare l’impegno religioso dalla pubblica piazza,
stroncando le organizzazioni di servizio”. Gli ha fatto eco l’arcivescovo di Denver
Charles Joseph Chaput, sostenendo che le “organizzazioni cattoliche sono liete di
collaborare con il Governo e vogliono cooperare con tutte le persone di buona volontà,
ma non a costo della loro identità religiosa”. Il presule ha spiegato che “la Caritas
“non ha alcuna interesse per una filantropia generica; al contrario, è uno strumento
di ministero sociale cattolico”. E, “quando non potrà più avere la libertà di cui
ha bisogno per essere ‘cattolica’, porrà fine ai suoi servizi". Nel dibattito è intervenuto
anche il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unun,
sostenendo che “teologicamente, l’attività caritativa e le buone azioni dei fedeli
sono sempre legate alla proclamazione della Parola e nessuno deve spezzare questo
legame”. (R.G.)