Sarà domani la giornata decisiva nelle consultazioni di Franco Marini. Il presidente
incaricato incontrerà le delegazioni di Alleanza nazionale, Forza Italia e Partito
Democratico e successivamente trarrà le sue conclusioni. Marini vede ancora spiragli,
ma la strada sembra davvero in salita. E le forze politiche stanno scaldando i motori
per la campagna elettorale. Servizio di Giampiero Guadagni: Quando
nei giorni scorsi, dopo la caduta del governo Prodi, il capo dello Stato Napolitano
ha dato a Marini l’incarico di formare un nuovo Governo, tutti avevano la percezione
della grande difficoltà del tentativo. Ma tutti erano anche convinti che se c’era
una personalità in grado di tentare l’impresa, quella era proprio il presidente del
Senato. L’accordo che cerca è per un Governo funzionale alla legge elettorale, secondo
il mandato conferitogli da Napolitano, e non un Governo per forza. No dunque a maggioranze
improvvisate e sul filo di lana. Una chiarezza apprezzata da entrambi gli schieramenti,
ma che rende il suo sentiero ancora più stretto. Il presidente incaricato non si arrende.
E continua a lanciare appelli a chi può dire la parola decisiva, cioè a Berlusconi.
Ma per il leader di Forza Italia, così come per tutto il centrodestra, non c’è alternativa
alle elezioni subito. E al Partito democratico di Veltroni che insiste per un accordo
sulle riforme prima di ritornare al voto, Berlusconi risponde: solo dopo si potrà
aprire una fase costituente. Difficilmente domani Marini riuscirà a convincere Berlusconi.
Ma, va detto, la sua ipotesi di ampio consenso politico, in sostanza un governo di
larghe intese, non piace neppure ai partiti di sinistra, che non vogliono cambiamenti
rispetto alla vecchia maggioranza. Il presidente incaricato, tuttavia, non ha ancora
gettato la spugna. E ricorda come ci sia un vasto movimento d’opinione che ritiene
indispensabile cambiare le regole del gioco prima di tornare alle urne. Lo hanno confermato
ieri anche imprenditori e sindacati, preoccupati di dover affrontare in un clima di
contrapposizione politica un 2008 difficile sotto il profilo delle emergenze economiche,
a partire dai salari, che richiedono invece coesione sociale. (Per la Radio
Vaticana, Giampiero Guadagni)