Sugli schermi in Italia le paure dell'America con il film "Cloverfield"
Negli Stati Uniti ha colto di sorpresa pubblico e critica: Cloverfield, prodotto da
J.J. Abrams, non è soltanto un film di fantascienza e catastrofico, ma lo specchio
delle paure sociali e politiche di un’America insicura. Il servizio di Luca Pellegrini.
Strani
riverberi di paura, angosce metropolitane, un nemico che affiora dall’ignoto, senza
motivo semina morte. Vive ancora l’America il terrore dell’assedio, della distruzione,
dell’attacco improvviso? Il cinema recentemente sta esorcizzando questi ricordi tragici
e pone nuovamente New York, la città simbolo, al centro della devastazione: dopo alieni
cattivi, glaciazioni improvvise, meteoriti e terremoti, la metropoli americana ospita
l’ultimo uomo sulla terra alle prese con mutanti feroci in "Io sono leggenda" e crea
un caso cinematografico interessante con il recente Cloverfield, nel quale un mostro
dalle fattezze colossali affiora dall’Hudson in un contesto di assoluta normalità,
abbattendo e sterminando tutto ciò che incontra. Sarebbe soltanto l’ennesimo film
di fantascienza se questa paura profonda non fosse elaborata con una tecnica originale:
la tragedia, la disfatta dell’uomo sono girate da un semplice ragazzo in fuga con
la sua piccola telecamera. Prende di prima mano le scene del terrore e queste rimangono
a testimonianza di una città che, al termine, è ormai completamente annientata, cancellata.
Insomma, lo schermo proietta inquietudini non risolte, il nostro tempo è disseminato
di buchi neri che sembrano ottenebrare gli spazi della speranza: nel cinema riversiamo
i nostri dubbi, le nostre tensioni, le paure per un futuro avvertito come infido e,
non ultimi, i nostri sensi di colpa per tutto ciò che non siamo, ad oggi, riusciti
ad evitare. Antonella Colonna, critico cinematografico che ha
studiato le apocalissi metropolitane nel cinema, precisa la caratteristiche di Cloverfield
e motiva il suo inaspettato successo americano:
“E’
un film che fa paura, è un film in cui ti immedesimi, da cui esci con una strana sensazione,
un brivido sulla pelle. E’ un film dove l’ironia non esiste, proprio non ne ha. Non
esiste ironia, come non esiste spiegazione. Non sappiamo da dove questo mostro arrivi.
Si ventila il fatto che forse è stato creato dall’uomo, è qualcosa che è scappato
al nostro controllo. Da dove viene? Chissà, non si sa. Non ci viene chiesto e a questi
ragazzi non viene neanche dato il tempo di pensare. Devono solo scappare e devono
filmare la loro fuga, per quella che loro pensano essere un’ipotetica salvezza”.