Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa quarta Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo delle
Beatitudini. Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli
si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati
gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno
la terra».
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo,
don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Nella
sua opera "Gesù di Nazaret", Papa Benedetto dedica un capitolo intero (il quarto)
al Sermone della montagna e più di una metà di esso è una meditazione sulle Beatitudini.
In essa il Papa ci offre una chiave interpretativa che chiede di orientare il nostro
sguardo principalmente su Cristo. “Le Beatitudini – scrive Papa Benedetto – sono una
velata biografia interiore di Cristo, come un ritratto della sua figura”. “Nelle Beatitudini
– prosegue ancora – si palesa il mistero di Cristo stesso ed esse ci chiamano alla
comunione con Lui” (p. 104 ed. ted.). E’ poi nel profilo di santità vissuta di San
Francesco d’Assisi che il Papa mostra un esempio di sequela di Cristo riuscita, un
esempio di sequela delle Beatitudini. Scrive Tommaso da Celano che “appena giunsero
a Francesco le parole del Diletto [di Cristo], il suo animo venne meno” (dalla Vita
seconda). L’aver trovato Cristo lo impoverì di tutto il resto, tanto era diventato
ricco! Solo in questa via del Sermone della montagna – riprende il Papa – “c’è la
ricchezza della vita, la grandezza della vocazione umana” (p. 130).