Nota dei vescovi spagnoli in vista delle prossime elezioni politiche del 9 marzo
La maggior parte dei mezzi di comunicazione sociali mette oggi in risalto l’importanza
della nota dei vescovi spagnoli pubblicata ieri in preparazione alle elezioni generali
del prossimo 9 marzo che interpella il mondo politico. La Commissione permanente si
è riunita a Madrid e al termine degli incontri sono stati diffusi due comunicati:
uno riguarda i diversi argomenti che erano all’ordine del giorno, l’altro la dichiarazione
sulle prossime elezioni generali. Della Commissione permanente, sotto la presidenta
di mons. Ricardo Blázquez Pérez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale
spagnola, fanno parte 23 vescovi e arcivescovi, tra i quali tre cardinali. Nella
riunione é stato deciso che l’assemblea plenaria, nella quale sarano rinnovate tutte
le cariche, tranne quella del segretario generale, avrà luogo tra il 3 e il 7 marzo
prossimo, alla vigilia delle elezioni legislative. Dopo aver ricordato alcuni principi
generali sulla partecipazione di tutti, anche della Chiesa, alla vita della società
e nei processi elettorali, la dichiarazione offre un esame di alcune questioni specifiche
che nel momento presente e alla luce delle diverse proposte dei partiti politici debbono
essere studiate e valutate. In primo luogo vengono i valori fondamentali che riguardano
la vita umana e il matrimonio. I vescovi mettono poi in risalto l’importanza di un
sistema educativo che garantisca i diritti dei genitori a decidere sui contenuti dei
programmi e delle materie di insegnamento e chiedono un ampio patto che impegni le
istituzioni dello Stato in favore della libertà di educazione e di una istruzione
di qualità per tutti. Per quanto riguarda il terrorismo, si afferma che non é ammissibile
il riconoscimento esplicito né implicito di nessuna organizzazione terroristica come
rappresentante politico o come interlocutore politico. Si conferma la liceità, in
linea di principio, di posizioni nazionalistiche che per le vie democratiche possano
cercare una possibile modifica dell’attuale configurazione dello Stato. Ma rispettando
allo stesso tempo altri valori come il patrimonio storico-culturale comune. (A
cura di Ignacio Arregui)