Secondo giorno di consultazioni del presidente incaricato Franco Marini. Dopo aver
incontrato ieri i partiti minori, oggi sarà la volta di Verdi, Comunisti italiani,
Italia dei valori, Rifondazione comunista, Partito socialista e UDC. Ma per la formazione
del nuovo governo i margini sono ancora molto stretti. Servizio di Giampiero Guadagni:
La vera
novità delle ultime ore è la proposta del ministro degli Esteri D’Alema: votare in
aprile i referendum elettorali, recentemente ammessi dalla Corte Costituzionale, e
dopo qualche mese sciogliere le Camere e andare alle urne. D’Alema conta sul fatto
che molti partiti, a cominciare da Alleanza nazionale fino a spezzoni del Partito
Democratico, si erano impegnati a raccogliere firme per i referendum. Ma la strada
non sembra praticabile. Un no secco è arrivato dal principale destinatario della proposta,
Gianfranco Fini, che anzi prevede il voto politico tra il 6 e il 13 aprile. La proposta
non fa breccia neppure tra molti alleati di centrosinistra. Questi appoggiano comunque
il tentativo di Franco Marini, anche se prevale lo scetticismo. Questa mattina Comunisti
italiani e Verdi hanno ribadito a Marini la loro indisponibilità ad un cambio di maggioranza.
Mentre per il presidente della Camera Bertinotti ormai la legislatura è politicamente
finita e all’inevitabile voto la sinistra deve arrivare con un soggetto politico unico.
Sull’altro fronte, l’UDC ha confermato al presidente incaricato il sì ad una legge
elettorale proporzionale alla tedesca, ma non intende in nessuna forma sostenere un
governo con il centrosinistra. In dissenso dalla linea di Casini, Baccini e Tabacci
hanno lasciato l’UDC, lavorano alla nascita di una forza di centro, alternativa ai
due schieramenti. E intanto offrono sostegno a Marini. Un possibile spiraglio. Ma
il presidente incaricato è dichiaratamente alla ricerca di un consenso politico ampio.
Suo obiettivo non è dunque quello di avere garantiti un paio di voti in più che gli
consentano magari di ottenere la fiducia in Parlamento; quanto quello di coinvolgere
e convincere Forza Italia a condividere la riforma elettorale, offrendo una data certa
e ravvicinata per le elezioni. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)