2008-02-01 15:17:28

Donne kamikaze fanno strage a Baghdad: oltre 60 morti


In Iraq dopo un periodo di relativa calma, confermato dalle stime delle autorità che registrano un netto calo delle vittime negli ultimi mesi, il terrorismo torna a colpire pesantemente nel centro di Baghdad. Almeno 63 persone sono rimaste uccise ed altre 100 ferite in due distinti attentati compiuti in successione da donne kamikaze in altrettanti mercati della capitale. I suq erano particolarmente affollati essendo il venerdì giornata festiva. Ma come vive la popolazione irachena di fronte alla continua violenza? Giada Aquilino lo ha chiesto a mons. Philip Najim, visitatore apostolico per i fedeli Caldei in Europa:RealAudioMP3


R.- Questi attentati, che attualmente avvengono a Baghdad, sono contro la popolazione irachena, che soffre da anni e che continua a soffrire. Quelli che realizzano questi attentati vogliono la divisione, la distruzione, la sofferenza e non vogliono arrivare ad una pace che regni su tutto il Paese, creando la normalità. Perciò, queste violenze rallentano il processo che l’Iraq deve compiere per inserirsi di nuovo nella comunità internazionale. Sono atti contro l’essere umano, contro tutto il popolo iracheno che soffre, siano essi cristiani o musulmani: perché le bombe, quando arrivano, non conoscono religione.

D. – Quanta paura c’è di circolare per le strade del Paese?

R. – Veramente tanta paura, perché non si sa cosa potrà accadere. Perciò tanta gente lascia Baghdad e il Paese.

D. – I rapimenti e le violenze che hanno colpito anche i cristiani cosa hanno generato in Iraq?

R. – I rapimenti continuano, come pure le richieste di riscatto a gente povera, che non ha soldi e deve fare il possibile per trovare il denaro. L’Iraq ha bisogno della pace e la pace è nelle mani della comunità internazionale.







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