Costante la violazione dei diritti umani in tutto il mondo. La denuncia nel rapporto
annuale di Human Rights Watch
Un quadro del mondo a tinte scure è quello disegnato dal rapporto annuale di Human
Rights Watch, l’organizzazione non governativa americana che vigila dal 1998 sui diritti
umani. Nella relazione, Oriente e Occidente sono accomunati dalle costanti violazioni
e si pone l’accento anche sulla “falsa democrazia” esportata da Stati Uniti e Europa.
Il servizio di Benedetta Capelli:
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Paesi sotto la lente d’ingrandimento dei diritti umani. E’ un’immagine forte, a tratti
impietosa, quella che Human Rights Watch mostra. Un elenco di atrocità alle quali
milioni di persone sono sottoposte. E’ l’Africa ad annoverare la lista più lunga:
il Congo, la Somalia, il Darfur e la “tragedia dimenticata” della regione etiope dell’Ogaden
a maggioranza somala, teatro di duri scontri tra i ribelli e l’esercito di Addis Abeba.
Kenya e Nigeria sono citate come esempio per puntare il dito contro la comunità internazionale.
In entrambi i Paesi si sono svolte le elezioni ma in tutti e due i casi non sono state
pacifiche. Violenze, proteste e sanguinose repressioni ne hanno segnato gli esiti:
uno scenario che chiama in causa la comunità internazionale, a volte troppo frettolosa
a definire le consultazioni “democratiche” solo per il fatto che si tengano. L’organizzazione
per i diritti umani denuncia infatti l’assenza di una stampa libera, di campagne elettorali
equilibrate, di “una società civile che possa davvero sfidare il potere”. Europa e
Stati Uniti sono così accusati di esportare “una falsa democrazia” per tutelare la
propria convenienza economica e strategica. Pakistan, Russia, Azerbaijan e Cuba sono
ancora testimonianze di “elezioni manipolate”. Critiche arrivano all’OSCE, Organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che nel 2010 affiderà la sua guida per
un anno al Kazakistan il cui presidente Nazarbayev controlla tutto il Parlamento.
Disapprovazione viene espressa anche per la “guerra al terrore” lanciata dall’amministrazione
Bush dopo l’11 settembre. Stati Uniti sotto accusa anche per il trattamento dei detenuti
del carcere cubano di Guantanamo. Rapimenti, lavori forzati ed esecuzioni sommarie
sono i macigni che pesano sulla giunta militare birmana, nell’occhio del ciclone dopo
la repressione di settembre; lontana la politica di riconciliazione nazionale in Iraq
dove prosegue la violenza settaria. Preoccupazione pure per la popolazione di Gaza
dopo l’embargo da parte di Israele, responsabile di “gravi violazioni” del diritto
così come i gruppi armati palestinesi. Capitolo a parte per la Cina: l’anno delle
Olimpiadi, secondo Human Rights Watch, poteva segnare il riscatto nel campo dei diritti
umani. L’organizzazione punta il dito sulla corruzione delle autorità, sullo sgombero
forzato di migliaia di famiglie dalle loro case per far posto a nuove strutture. Ci
sono però delle note positive come i processi in corso per violazione dei diritti
umani nei confronti dell’ex presidente del Perù Fujimori e quello della Liberia Taylor,
noto per essere stato un sanguinario “signore della guerra”.