Non è vero progresso se la scienza non rispetta la dignità di ogni uomo: così, Benedetto
XVI nell’udienza alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa si sofferma
anche su ecumenismo e evangelizzazione
Un discorso appassionato sulla dottrina della Chiesa e l’ecumenismo, sui principi
dell’evangelizzazione, ma anche sulle sfide poste ai cristiani dai progressi delle
tecnologie biomediche. E’ quello rivolto stamani da Benedetto XVI nell’udienza ai
partecipanti alla Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un intervento
a tutto campo, quello del Papa, che ha ribadito come il ministero del Successore di
Pietro sia primariamente in funzione dell’unità di fede. A rivolgere l’indirizzo d’omaggio
al Papa è stato il cardinale prefetto William Levada. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“Nella
formazione della loro coscienza”, i cristiani “devono considerare diligentemente la
dottrina sacra e certa della Chiesa”, che è “maestra di verità” per volontà di Cristo:
Benedetto XVI cita il documento conciliare "Dignitatis Humanae" per ribadire quali
siano gli orientamenti che i fedeli devono seguire anche di fronte ai problemi difficili
e complessi posti oggi dalla bioetica. Il Magistero della Chiesa, rassicura il Papa,
“non può e non deve intervenire su ogni novità della scienza, ma ha il compito di
ribadire i grandi valori in gioco e di proporre” a tutti gli uomini di buona volontà
dei principi etico-morali:
“I due criteri fondamentali
per il discernimento morale in questo campo sono a) il rispetto incondizionato dell’essere
umano come persona, dal suo concepimento fino alla morte naturale, b) il rispetto
dell’originalità della trasmissione della vita umana attraverso gli atti propri dei
coniugi”. Il Papa ha così ricordato che dopo la pubblicazione
nel 1987 dell’Istruzione Donum Vitae, che aveva enunciato tali criteri, molti hanno
criticato il Magistero della Chiesa, “denunciandolo come se fosse un ostacolo alla
scienza e al vero progresso dell’umanità”. Tuttavia, è stata la sua riflessione, “i
nuovi problemi connessi, ad esempio, con il congelamento degli embrioni umani, con
la riduzione embrionale, con la diagnosi pre-impiantatoria, con le ricerche sulle
cellule staminali embrionali e con i tentativi di clonazione umana, mostrano chiaramente
come, con la fecondazione artificiale extra-corporea, sia stata infranta la barriera
posta a tutela della dignità umana”: “Quando esseri
umani, nello stato più debole e più indifeso della loro esistenza, sono selezionati,
abbandonati, uccisi o utilizzati quale puro 'materiale biologico', come negare che
essi siano trattati non più come un 'qualcuno', ma come un 'qualcosa', mettendo così
in questione il concetto stesso di dignità dell’uomo?”. Certamente,
ha proseguito, “la Chiesa apprezza e incoraggia il progresso delle scienze biomediche
che aprono prospettive terapeutiche finora sconosciute, mediante, ad esempio, l’uso
delle cellule staminali somatiche oppure mediante le terapie volte alla restituzione
della fertilità o alla cura delle malattie genetiche”. Apprezzamento accompagnato
da una chiarificazione sul ruolo della Chiesa: “Essa
sente il dovere di illuminare le coscienze di tutti, affinché il progresso scientifico
sia veramente rispettoso di ogni essere umano, a cui va riconosciuta la dignità di
persona, essendo creato ad immagine di Dio, altrimenti non è un vero progresso”. Una
parte importante del suo discorso, il Papa l’ha dedicata alla dottrina della Chiesa
e all’evangelizzazione. Benedetto XVI ha preso spunto da due documenti pubblicati
dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2007, contenenti, ha detto, “precisazioni
necessarie per lo svolgimento corretto del dialogo ecumenico e del dialogo con le
religioni e le culture del mondo”. Il primo documento su alcuni aspetti circa la dottrina
della Chiesa, ha affermato, ripropone “l’insegnamento del Concilio Vaticano II” e
conferma che “l’una e unica Chiesa di Cristo ha la sua sussistenza, permanenza e stabilità
nella Chiesa cattolica”. Il Documento, ha aggiunto, richiama inoltre l’attenzione
“sulla differenza che ancora permane tra le diverse confessioni cristiane nei riguardi
della comprensione dell’essere Chiesa in senso propriamente teologico”:
“Ciò,
lungi dall’impedire l’impegno ecumenico autentico, sarà di stimolo perché il confronto
sulle questioni dottrinali avvenga sempre con realismo e piena consapevolezza degli
aspetti che ancora separano le Confessioni cristiane, oltre che nel riconoscimento
gioioso delle verità di fede comunemente professate e della necessità di pregare incessantemente
per un cammino più solerte verso una maggiore e alla fine piena unità dei cristiani”. Ed
ha aggiunto che “coltivare una visione teologica” secondo cui “la Chiesa esisterebbe
di fatto in molteplici configurazioni ecclesiali, riconciliabili soltanto in prospettiva
escatologica, non potrebbe che generare un rallentamento e ultimamente la paralisi
dell’ecumenismo stesso”. Il Pontefice ha così rivolto il pensiero alla “Nota dottrinale
su alcuni aspetti dell’evangelizzazione”, pubblicata nel dicembre scorso. A fronte
del “rischio di un persistente relativismo del dialogo tra le religioni e le culture”,
ha avvertito, “la Chiesa, nel tempo del dialogo tra le religioni e le culture, non
si dispensa dalla necessità dell’evangelizzazione e dell’attività missionaria verso
i popoli”. Allo stesso tempo, ha ribadito, non “cessa di chiedere agli uomini di accogliere
la salvezza offerta a tutte le genti”:
“Il riconoscimento
di elementi di verità e bontà nelle religioni del mondo e della serietà dei loro sforzi
religiosi, lo stesso colloquio e spirito di collaborazione con esse per la difesa
e la promozione della dignità della persona e dei valori morali universali, non possono
essere intesi come una limitazione del compito missionario della Chiesa, che la impegna
ad annunciare incessantemente Cristo come la via, la verità e la vita”. Dal
canto suo, il cardinale Levada ha affermato che nella Plenaria, in vista di un eventuale
Documento, sono state esaminate le questioni della bioetica “per trovare una conveniente
soluzione morale, alla luce dei principi generali dell’antropologia cristiana”.