Sant'Agostino, modello ideale nel "rapporto tra fede e ragione": lo ha affermato Benedetto
XVI alla terza catechesi dell'udienza generale dedicata al grande vescovo di Ippona
“Un modello nel rapporto tra fede e ragione”: questo rappresenta l’itinerario intellettuale
e spirituale compiuto da Sant’Agostino. Lo ha detto Benedetto XVI stamattina, durante
la catechesi dell’udienza generale che si è svolta nell’Aula Paolo VI, in Vaticano.
Il Papa, che dedicherà la sua quarta ed ultima catechesi al Padre della Chiesa la
prossima settimana affrontando il tema della conversione, oggi ha invece evidenziato
il modo in cui il vescovo di Ippona lascia intendere che chi è lontano da Dio è alienato
sa se stesso. Il servizio di Tiziana Campisi:
Cercava
una religione che fosse espressione della sua ragione e la sua radicale sete di verità
lo allontanò, adolescente, dalla fede cattolica - cui lo aveva educato la madre -
ma al contempo lo indusse a non accontentarsi di quelle filosofie che non lo portavano
alla verità stessa, che gli prospettavano un dio come ultima ipotesi cosmologica e
non un Dio che dà vita. Questa ricerca, ha spiegato Benedetto XVI, ha condotto Sant’Agostino,
vescovo di Ippona - l’odierna Annaba in Algeria - alla “sintesi tra fede e ragione”:
“Queste
due dimensioni, fede e ragione, non sono da separare né da contrapporre, ma piuttosto
devono sempre andare insieme. Come ha scritto Agostino stesso poco dopo la sua conversione,
fede e ragione - dice nel "Contra Academicos" - sono le due forze che ci portano a
conoscere”. “Credi per comprendere” e “comprendi per credere”:
sono queste le formule agostiniane che sintetizzano il punto di arrivo del Padre della
Chiesa vissuto fra il IV e V secolo:
“Credi per
comprendere: il credere apre la strada per entrare nelle porte della verità (…) ma
anche, inseparabilmente, comprendi, vedi la verità per poter trovare Dio e credere”.
Armonia
tra fede e ragione, ha detto il Papa, “significa soprattutto che Dio non è lontano,
ma al contrario che è vicino a ogni essere umano, e che è vicino tanto al suo cuore
quanto alla sua ragione”:
“La presenza di Dio
nell’uomo è profonda e nello stesso tempo misteriosa, può essere riconosciuta e scoperta
nel proprio intimo: ‘Non andare fuori - afferma Agostino - ma torna in te stesso;
nell’uomo interiore abita la verità; e se troverai che la tua natura è mutabile, trascendi
te stesso' (…) Tendi dunque là dove si accende la luce della ragione. Proprio come
egli stesso sottolinea (…) all’inizio delle "Confessiones", la sua autobiografia spirituale:
‘Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finchè non riposa in te’. La lontananza
da Dio equivale allora alla lontananza da se stessi”. Benedetto
XVI ha poi ricordato le grandi riflessioni di Sant’Agostino sull’esistenza specificando
quanto il vescovo di Ippona scrisse sull’uomo:
“L’uomo
è un grande enigma, è un grande abisso, enigma e abisso che solo Cristo illumina e
salva. E’ importante questo: un uomo che è lontano da Dio è anche lontano da sé, è
alienato da se stesso e può ritrovare se stesso solo incontrandosi con Dio, così arriva
anche a sé, al suo vero io, alla sua vera identità”. “L’essere
umano è sociale per natura ma antisociale per vizio”, si legge ne “La città di Dio”
di Sant’Agostino: è ciò che è evidente anche oggi, ha affermato il Papa, aggiungendo
quanto specifica il Padre della Chiesa, e cioè che è Cristo a salvare l’uomo, Lui
che è “unico mediatore tra Dio e l’umanità”. Il Papa ha parlato anche del concetto
di Chiesa nella visione agostiniana che definisce Cristo il capo e noi le sue membra.
Un unico Corpo, dunque, che è “popolo di Dio e casa di Dio”. Un tema, quest’ultimo,
al quale il giovane Joseph Ratzinger, nel 1953, ha dedicato la sua tesi di dottorato
in teologia. Benedetto XVI ha concluso ricordando la lettera apostolica di Giovanni
Paolo II dedicata a Sant’Agostino, la Augustinum Hipponensem, scritta nel 1986,
nel sedicesimo centenario della conversione del santo. Per Papa Wojtyla, Agostino
insegna all’uomo di oggi che la speranza di trovare la verità esiste. Infine, Benedetto
XVI ha salutato i vescovi giunti a Roma in occasione del 40.mo anniversario di fondazione
della Comunità di Sant’Egidio e ha esortato i giovani a guardare alla figura di San
Giovanni Bosco, la cui memoria liturgica ricorre domani, come ad un autentico maestro
di vita.