Oggi il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, conclude le consultazioni.
In mattinata, si sono svolti i colloqui con i due partiti più grandi, Forza Italia
e Partito Democratico. Nel pomeriggio, saliranno al Quirinale gli ex presidenti della
Repubblica, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Azeglio Ciampi. Servizio di
Giampiero Guadagni.
Il nodo
della crisi non è ancora sciolto. I colloqui di stamattina del presidente della Repubblica
con Forza Italia e Partito democratico hanno confermato le diverse posizioni in campo.
Berlusconi, in linea con quanto affermato ieri da AN e Lega, boccia tutte le ipotesi
alternative alle elezioni anticipate e ribadisce che non c’è bisogno, e neppure tempo,
per la riforma elettorale, dal momento che il centrosinistra non è stato in grado
di cambiarla in due anni di governo. Rispondendo alle domande dei giornalisti, al
termine dell’incontro con Napolitano, Berlusconi ha parlato di vergognosa disinformazione
da parte di molti organi di stampa a proposito del ricorso alla piazza in caso di
mancata concessione del voto. È la nostra base che ce lo chiedeva, ha spiegato il
presidente di Forza Italia, ma noi abbiamo rinunciato. Da parte sua, Veltroni ha spiegato
che il Partito democratico propone elezioni nella primavera del 2009 e, nel frattempo,
un governo con il compito di realizzare le riforme istituzionali, a partire da quella
elettorale. In subordine, Veltroni pensa ad elezioni tra qualche mese con un esecutivo
istituzionale che cambi appunto la legge elettorale e dia anche risposte all’emergenza
salari. Oggi, gli ultimi incontri di Napolitano con i tre presidenti emeriti della
Repubblica. Già domattina la sua decisione. A tutti i partiti, Napolitano ha spiegato
che è un suo preciso diritto-dovere tentare di verificare se esista una maggioranza
politica. Il Quirinale, dunque, non sembra dell’idea di sciogliere le Camere. Le ipotesi
sono quelle di un mandato esplorativo, oppure di un incarico vero e proprio per formare
un governo che dovrebbe poi chiedere la fiducia del parlamento. In entrambi i casi,
i nomi più accreditati sono quelli del presidente del Senato, Franco Marini, e del
ministro dell’Interno, Giuliano Amato. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)