INDIA Intellettuali cattolici partecipano al dibattito sull'islam inaugurato da benedetto
XVI
NEW DELHI, 30gen08 - – “Un incoraggiamento a cercare ciò che ci accomuna nella nostra
fede in un Dio unico”. E’ questo il senso del messaggio redatto da circa 80 intellettuali
cattolici indiani riunitisi nei giorni scorsi a New Delhi, su invito dell’Associazione
di Studi Islamici, un gruppo istituito dalla Commissione episcopale indiana per l’ecumenismo
ed il dialogo interreligioso.Il documento prodotto vuole essere un contirbuto al dibattito
scaturito dalla famosa lettera che, nello scorso ottobre, 138 teologi e religiosi
musulmani indirizzarono a Papa Benedetto XVI. La lettera, intitolata “Una parola
comune tra voi e noi”, faceva seguito ad un altro messaggio inviato al Santo Padre
un anno prima, nell’ottobre 2006, da parte di 38 responsabili musulmani, dopo le polemiche
seguite al discorso del Papa a Ratisbona. Ai teologi e ai religiosi musulmani Benedetto
XVI aveva risposto lo scorso novembre, esprimendo “il suo profondo apprezzamento
per il gesto e lo spirito positivo cui si ispira la lettera dei musulmani”, ed invitando
i firmatari a venire ad incontrarlo a Roma. A questi precedenti, si aggiunge ora il
messaggio dei ricercatori cattolici indiani, esperti del cristianesimo e dell’Islam,
tra cui Padre Gorge Gispert – Sauch, gesuita di origine spagnola, stabilitosi in India
dal 1949. Il documento è redatto in inglese, e sarà tradotto in urdu, la lingua più
diffusa tra i musulmani indiani, anche nell’intento di favorirne al massimo la circolazione.
Nel testo, tra i passaggi più salienti, si legge: “Il nostro credere nel Dio Creatore
ci porta a sentirci legati gli uni gli altri nel più profondo del nostro essere”.
Le differenze tra musulmani e cristiani, anche nelle pratiche religiose, non si possono
nascondere, ma sono percepite “come sfide, piuttosto che come ostacoli” nella ricerca
di un incontro sul terreno della vita concreta. Alimentando il dialogo e la collaborazione,
anche in occasione delle più importanti ricorrenze liturgiche di ambedue le religioni,
si deve perseguire il benessere delle comunità, “allo scopo di costruire una società
indiana veramente aperta a tutti”. Ed è un obiettivo importante anche nella considerazione
che, in India, i fedeli cristiani e musulmani costituiscono poco meno del 15%, su
una popolazione di più di un miliardo di persone a maggioranza indù. (Eglises d'Asie,
Apic-VOLPE)