2008-01-29 14:22:00

Mons. Tomasi: interdire le ‘bombe a grappolo’ è un imperativo etico


L’impegno della Chiesa per l’interdizione delle cosiddette ‘bombe a grappolo’. Intervento dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, durante la riunione - svoltasi nella città elvetica - fra esperti governativi degli Stati che aderiscono alla Convenzione sull’uso delle armi convenzionali (CCW). Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3


Dare “una rapida risposta al problema delle cosiddette ‘bombe a grappolo’ è un imperativo etico, conoscendo il costo elevato in vite umane, di cui la maggioranza sono civili, e soprattutto bambini”: così l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, ha fatto eco alle parole del Papa rivolte, all’inizio del 2008, al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e di cui si è fatto latore davanti all’Assemblea generale dell’ONU, nell’ottobre scorso, anche il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

 
Da ricordare che la Convenzione sulle armi convenzionali del 1980, ha avuto lo scopo di proibire o limitare l’uso di quelle “eccessivamente dannose” e con “effetti indiscriminati”. Rivista l’ultima volta nel novembre 2006, la Convenzione ha lasciato sospesa la questione delle munizioni a grappolo, su cui i 100 Paesi firmatari hanno preso solo l’impegno di discuterne a livello di esperti gli aspetti umanitari e militari.

 
Per questo l’arcivescovo Tomasi ha raccomandato a tutti i Paesi parte della Convenzione di arrivare a “risultati pratici che faranno o no la differenza per migliaia di persone e decine di Paesi”. Il presule ha evidenziato pure che numerosi altri Stati possono divenire produttori, utilizzatori e possessori di certe armi convenzionali e che l’uso da parte di soggetti non statali nei conflitti recenti deve indurre “ad essere vigilanti e determinati nell’agire urgentemente”. “La prevenzione – ha aggiunto il presule - dovrà essere il punto comune di un'azione concertata tra i produttori e utilizzatori attuali e quanti non lo sono ancora.”

 
Del resto “inaccettabile” per la Santa Sede è la “necessità militare delle bombe a grappolo”, e se l’interdizione di certe armi convenzionali non ha mai messo in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati, “il vero rischio” è il “superarmamento” e confidare su quelle armi sul piano nazionale o internazionale. Sono invece “lo sviluppo, la fiducia reciproca, la prevenzione, la creazione di condizioni di vita dignitosa” “i parametri senza i quali non si può avere né sicurezza né stabilità”. “Se la guerra ha un prezzo – ha detto l’arcivescovo Tomasi – la pace ne ha un altro”, “in ogni caso di gran lunga più modesto: “preservare la vita”.







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