2008-01-29 13:50:18

Il cardinale Cordes presenta il Messaggio del Papa per la Quaresima: le agenzie internazionali spendano meno, in stipendi e strutture, delle risorse raccolte per i poveri


Il Messaggio di Quaresima del Papa “non si interessa primariamente all’efficienza materiale delle agenzie” di solidarietà. Tuttavia, l’analisi dei bilanci delle istituzioni assistenziali rivela spesso costi di gestione esageratamente alti, che ammontano in qualche caso alla metà delle entrate raccolte per i bisognosi. E’ la critica mossa stamattina dal cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, durante la persentazione in Sala Stampa vaticana del Messaggio quaresimale. Assieme al porporato, ha preso la parola Hans-Peter Röthlin, presidente di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, l’opera fondata da padre Werenfied van Straaten. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3


In tanti raccolgono denaro per aiutare chi è nell’emergenza o patisce la miseria. Fame, guerre, carestie, assistenza sanitaria e scolastica laddove mancano: sono decine di migliaia le agenzie ufficiali che operano in campo internazionale sugli infiniti versanti della solidarietà: addirittura un milione e 400 mila solo negli Stati Uniti, per un ammontare di 1000 miliardi di dollari di introito. Montagne di denaro da gestire in direzione delle zone di crisi o di povertà del "terzo" e del "quarto" mondo. Ma quanto di questa ricchezza arriva effettivamente a destinazione e quanta trasparenza c’è nel dichiararlo? E’ la considerazione che il cardinale Cordes ha posto all’inizio della sua illustrazione del Messaggio del Papa per la Quaresima. Se, ha constatato, raccogliere denaro a scopo benefico è “prassi diffusa” e oggi culturalmente incontestabile - figlia di una sensibilità ereditata dal cristianesimo - “tuttavia il messaggio di quest’anno, mettendo a tema la beneficenza, non spalanca di per sé porte già aperte”. Il mondo dell’assistenza, ha puntualizzato il cardinale Cordes, “merita alcuni chiarimenti”:

 
“Per esempio sui bilanci strutturali delle istituzioni assistenziali. A volte sono sorprendentemente alti. Non è questo il luogo per soffermarci su alcune di queste istituzioni e sugli stipendi dei loro collaboratori. Ma chi si dà la pena di cercare certi dati, spesso ben celati, dai loro rapporti annuali, rimane stupito dai costi interni: a volte rappresenta poco meno del 50% delle entrate. Di certo sarebbe utile se in occasione di appelli mediatici, lanciati in seguito a calamità come lo Tsunami, non venisse indicato solamente il conto corrente, ma anche la percentuale che le agenzie trattengono per mantenere la propria istituzione. Aiuterebbe il donatore a discernere in modo tale che il suo dono raggiunga i bisognosi restando il più integro possibile”.

 
Affermazioni di indubbia incisività, alle quali il presidente di Cor Unum ha contrapposto la gestione logistico amministrativa - definita “esemplare” - delle agenzie di aiuto della Chiesa. Caritas Italiana, ha riferito, nel 2006 ha utilizzato per spese interne solo il 9% delle offerte, l’Ordine di Malta il 7, l’agenzia Kirche in Not il 6, e meno ancora, ha aggiunto, hanno speso le fondazioni affidate a Cor Unum: la Fondazione Giovanni Paolo II per la lotta contro la desertificazione nella zona del Sahel e la Fondazione Populorum progressio per l’America Latina hanno utilizzato appena il 3% del denaro raccolto. Ciò non significa - ha precisato poco dopo, rispondendo alla domanda di un giornalista - che il lavoro delle agenzie internazionali non sia importante:

 
“Sono convinto che il mondo sarebbe molto più povero senza queste grandi agenzie, senza le loro forze. Non volevo ispirare l’idea di dimenticare o anzi cancellare le altre agenzie, ma volevo sensibilizzare la riflessione dei donatori, perché guardassero quanto del loro denaro arriva alla fine ai bisognosi. Con un po’ di realismo, può essere una riflessione interessante, anche per dire che forse questi stipendi, questi soldi utilizzati dalle grandi agenzie, potrebbero diminuire”.

 
Una delle Opere cattoliche che si è posta la sfida della “trasparenza”, insieme ad una precisa vocazione alla solidarietà, è “Aiuto alla Chiesa che soffre”, fondata da padre Werenfried, che 60 anni fa decise di farsi carico dei bisogni che le comunità ecclesiali nel mondo non riuscivano a soddisfare per essere fedeli alla propria missione. L’attuale presidente, Hans-Peter Röthlin, ha parlato degli 81 milioni di euro raccolti solo nel 2006 e ridistribuiti per 5 mila progetti in tutto il mondo, dalle Messe per i sacerdoti alle biciclette per i seminaristi. Ma, ha rivelato, è stato lo stesso Benedetto XVI, tramite lettera, a orientarli verso obiettivi di solidarietà ben precisi:

 
“Ci ha incoraggiato prima di tutto a continuare quello che stiamo facendo, cioè un’opera pastorale, questo come priorità. Poi ha detto - e questa per me è stata una sorpresa – che sarà una bella cosa per tutti loro e ci ha raccomandato di fare di più per i mass media cattolici. Poi ha detto una cosa molto importante alla piazza, di dare ancora una mano ai cristiani in Palestina”.
 
Nel botta e risposta con i giornalisti, un tema delicato e attuale è stato quello dei limiti al proprio raggio d’azione che alcune agenzie cattoliche subiscono o potrebbero subire proprio a motivo della loro fede. E qui, il cardinale Cordes è stato molto chiaro:

 
“Le agenzie cattoliche devono stare molto attente a non perdere la loro libertà, prendendo soldi da donatori che finiscono con l'introdurre una mentalità nell’agenzia che non corrisponde alla missione ecclesiale. Noi, anche per reagire a questo - e si tratta di una novità - abbiamo preparato la possibilità di un ritiro spirituale per i presidenti e i direttori delle Caritas, che si terrà a Guadalajara, in Messico, per le due Americhe, la prima settimana di giugno di quest'anno”.








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