Il cardinale Cordes presenta il Messaggio del Papa per la Quaresima: le agenzie internazionali
spendano meno, in stipendi e strutture, delle risorse raccolte per i poveri
Il Messaggio di Quaresima del Papa “non si interessa primariamente all’efficienza
materiale delle agenzie” di solidarietà. Tuttavia, l’analisi dei bilanci delle istituzioni
assistenziali rivela spesso costi di gestione esageratamente alti, che ammontano in
qualche caso alla metà delle entrate raccolte per i bisognosi. E’ la critica mossa
stamattina dal cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio consiglio Cor
Unum, durante la persentazione in Sala Stampa vaticana del Messaggio quaresimale.
Assieme al porporato, ha preso la parola Hans-Peter Röthlin, presidente di “Aiuto
alla Chiesa che soffre”, l’opera fondata da padre Werenfied van Straaten. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
In
tanti raccolgono denaro per aiutare chi è nell’emergenza o patisce la miseria. Fame,
guerre, carestie, assistenza sanitaria e scolastica laddove mancano: sono decine di
migliaia le agenzie ufficiali che operano in campo internazionale sugli infiniti versanti
della solidarietà: addirittura un milione e 400 mila solo negli Stati Uniti, per un
ammontare di 1000 miliardi di dollari di introito. Montagne di denaro da gestire in
direzione delle zone di crisi o di povertà del "terzo" e del "quarto" mondo. Ma quanto
di questa ricchezza arriva effettivamente a destinazione e quanta trasparenza c’è
nel dichiararlo? E’ la considerazione che il cardinale Cordes ha posto all’inizio
della sua illustrazione del Messaggio del Papa per la Quaresima. Se, ha constatato,
raccogliere denaro a scopo benefico è “prassi diffusa” e oggi culturalmente incontestabile
- figlia di una sensibilità ereditata dal cristianesimo - “tuttavia il messaggio di
quest’anno, mettendo a tema la beneficenza, non spalanca di per sé porte già aperte”.
Il mondo dell’assistenza, ha puntualizzato il cardinale Cordes, “merita alcuni chiarimenti”:
“Per
esempio sui bilanci strutturali delle istituzioni assistenziali. A volte sono sorprendentemente
alti. Non è questo il luogo per soffermarci su alcune di queste istituzioni e sugli
stipendi dei loro collaboratori. Ma chi si dà la pena di cercare certi dati, spesso
ben celati, dai loro rapporti annuali, rimane stupito dai costi interni: a volte rappresenta
poco meno del 50% delle entrate. Di certo sarebbe utile se in occasione di appelli
mediatici, lanciati in seguito a calamità come lo Tsunami, non
venisse indicato solamente il conto corrente, ma anche la percentuale che le agenzie
trattengono per mantenere la propria istituzione. Aiuterebbe il donatore a discernere
in modo tale che il suo dono raggiunga i bisognosi restando il più integro possibile”.
Affermazioni
di indubbia incisività, alle quali il presidente di Cor Unum ha contrapposto
la gestione logistico amministrativa - definita “esemplare” - delle agenzie di aiuto
della Chiesa. Caritas Italiana, ha riferito, nel 2006 ha utilizzato per spese interne
solo il 9% delle offerte, l’Ordine di Malta il 7, l’agenzia Kirche in Not il 6, e
meno ancora, ha aggiunto, hanno speso le fondazioni affidate a Cor Unum: la
Fondazione Giovanni Paolo II per la lotta contro la desertificazione nella zona del
Sahel e la Fondazione Populorum progressio per l’America Latina hanno utilizzato
appena il 3% del denaro raccolto. Ciò non significa - ha precisato poco dopo, rispondendo
alla domanda di un giornalista - che il lavoro delle agenzie internazionali non sia
importante:
“Sono convinto che il mondo sarebbe molto
più povero senza queste grandi agenzie, senza le loro forze. Non volevo ispirare l’idea
di dimenticare o anzi cancellare le altre agenzie, ma volevo sensibilizzare la riflessione
dei donatori, perché guardassero quanto del loro denaro arriva alla fine ai bisognosi.
Con un po’ di realismo, può essere una riflessione interessante, anche per dire che
forse questi stipendi, questi soldi utilizzati dalle grandi agenzie, potrebbero diminuire”.
Una delle Opere cattoliche che si è posta la sfida
della “trasparenza”, insieme ad una precisa vocazione alla solidarietà, è “Aiuto
alla Chiesa che soffre”, fondata da padre Werenfried, che 60 anni fa decise di farsi
carico dei bisogni che le comunità ecclesiali nel mondo non riuscivano a soddisfare
per essere fedeli alla propria missione. L’attuale presidente, Hans-Peter Röthlin,
ha parlato degli 81 milioni di euro raccolti solo nel 2006 e ridistribuiti per 5 mila
progetti in tutto il mondo, dalle Messe per i sacerdoti alle biciclette per i seminaristi.
Ma, ha rivelato, è stato lo stesso Benedetto XVI, tramite lettera, a orientarli verso
obiettivi di solidarietà ben precisi:
“Ci ha incoraggiato
prima di tutto a continuare quello che stiamo facendo, cioè un’opera pastorale, questo
come priorità. Poi ha detto - e questa per me è stata una sorpresa – che sarà una
bella cosa per tutti loro e ci ha raccomandato di fare di più per i mass media cattolici.
Poi ha detto una cosa molto importante alla piazza, di dare ancora una mano ai cristiani
in Palestina”. Nel botta e risposta con i giornalisti, un tema
delicato e attuale è stato quello dei limiti al proprio raggio d’azione che alcune
agenzie cattoliche subiscono o potrebbero subire proprio a motivo della loro fede.
E qui, il cardinale Cordes è stato molto chiaro:
“Le
agenzie cattoliche devono stare molto attente a non perdere la loro libertà, prendendo
soldi da donatori che finiscono con l'introdurre una mentalità nell’agenzia che non
corrisponde alla missione ecclesiale. Noi, anche per reagire a questo - e si tratta
di una novità - abbiamo preparato la possibilità di un ritiro spirituale per i presidenti
e i direttori delle Caritas, che si terrà a Guadalajara, in Messico, per le due Americhe,
la prima settimana di giugno di quest'anno”.