Raoul Follereau e la piaga della lebbra, malattia che ancora miete vittime soprattutto
in Africa. Intervista di Giovanni Peduto col cardinale Javier Lozano Barragán
Ha "compiuto" 55 anni, la Giornata Mondiale per i Malati di Lebbra, che l'ultima domenica
di gennaio di ogni anno ripropone all'attenzione del pianeta le dimensioni di una
malattia dai contorni meno drammatici di un tempo e tuttavia non ancora debellata.
Fu il giornalista e poeta francese, Raoul Follereau, a lanciare l'iniziativa di questo
appuntamento, e sono oggi i membri dell'Associazione che porta il suo nome a difendere
nel mondo i diritti dei lebbrosi, in particolare nei Paesi africani. Giovanni Peduto
ne ha parlato col presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute,
il cardinale Javier Lozano Barragán, autore fra l'altro dell’introduzione al
libro intitolato "Una guerra d’amore", edito da Cantagalli, che raccoglie gli appelli
ai giovani, lanciati da Raoul Follereau tra il 1961 e il 1977:
R. -
Raul Follereau è sempre riuscito a vedere nel volto degli ammalati di lebbra, di quelle
persone abbandonate da tutti, il volto del Signore Gesù. La sua caratteristica primaria
è stata quella della compassione universale e questa sua apertura ha inizio nella
coscienza stessa della sua anima - completamente unita al Signore Gesù - e nel suo
cuore, che è anzitutto un cuore compassionevole, in nome di Cristo, verso coloro che
sono fra i più malati e i più dimenticati di quel tempo. Non c’erano ancora, a quel
tempo, malattie tanto drammatiche come oggi, ma c’era certamente la lebbra, che di
per sé è un flagello orribile, che ha percorso e continua a percorre l’umanità attraverso
i secoli.
D. - Cosa è riuscito a fare Raoul Follereau
e nel cuore di chi ha cercato di far breccia in particolare?
R
- Potremmo dire che Raoul Follereau, scegliendo di farsi apostolo dei lebbrosi e riuscendo
a coinvolgere tanta gente in questa sua azione, è un “ridestatore” di coscienze, poiché
è riuscito a risvegliare quei valori fondamentali - come scrivo nell’introduzione
del libro - nei giovani, facendo comprendere loro che oltre a correre per accumulare
ed avere ricchezze, piacere e potere - anche politico - è necessario nella loro vita
anzitutto condividere gli ideali più profondi di solidarietà: e questo significa per
primo aver cura dei malati, specie di quelli che sono dimenticati ed abbandonati.
Raoul Follereau ha sempre rivolto questo forte appello ai giovani, affinché riuscissero
ad avere una reale ragione di vita. E questa ragione di vita è prima di tutto quella
di preoccuparsi del proprio vicino, del prossimo, specialmente quando si trova in
condizioni particolarmente difficili come quelle in cui si trova a vivere un lebbroso.
D. - La lebbra, vista per millenni come un flagello
biblico, oggi come si pone in quanto problema sanitario?
R.
- C’è ancora una presenza forte dei lebbrosi: ogni anno ci sono 220 mila nuovi malati
nel mondo. Ci sono dei Paesi nei quali - almeno statisticamente - possiamo dire che
la lebbra sia scomparsa, come in Europa. Ma è anche molto importante comprendere che
in queste statistiche, molti governi spesso non segnalano e non rendono noti all’opinione
pubblica i casi di malati di lebbra. Ci sono anche alcuni Paesi dove la malattia è
ancora presente e sono molti i casi di lebbra che si registrano. Ma dove viene proibito
di fare statistiche, o di condurre ricerche relative alla lebbra, noi non possiamo
dire di possedere dei dati affidabili e reali. Quelli che abbiamo, ci aiutano comunque
a comprendere e a seguire l’evoluzione della malattia: in Africa, ad esempio, rispetto
alle ultime statistiche del 2005, ci sono stati 45.179 nuovi casi; in America, specialmente
in Brasile, si sono registrati 41.952 nuovi casi; nel Mediterraneo orientale, ci sono
stati 3.133 casi; nell’Asia sudorientale sono stati 201.635, dove è presente anche
l’India; in Europa non è presente alcun dato. Io auspico che questo voglia significare
che non vi sia nessun caso e che la lebbra sia stata debellata, anche se purtroppo
non possiamo essere certi di questo, tanto più che c’è sempre qualcuno che sostiene
che in qualche zona circoscritta questo flagello esista tuttora. Non dimentichiamo
che la lebbra è stata portata in Europa dai soldati di Alessandro Magno dall’Asia
e che è arrivata anche dall’Egitto con Pompeo. Nel Medio Evo, in Europa, la lebbra
ha rappresentato un flagello veramente molto grande. Ora sembra - grazie a Dio - che
in Europa sia superata. Ma purtroppo in Africa, in Asia (specialmente in India) e
in America (soprattutto in Brasile) questa malattia rappresenta ancora un flagello
molto forte.