2008-01-28 14:30:23

Raoul Follereau e la piaga della lebbra, malattia che ancora miete vittime soprattutto in Africa. Intervista di Giovanni Peduto col cardinale Javier Lozano Barragán


Ha "compiuto" 55 anni, la Giornata Mondiale per i Malati di Lebbra, che l'ultima domenica di gennaio di ogni anno ripropone all'attenzione del pianeta le dimensioni di una malattia dai contorni meno drammatici di un tempo e tuttavia non ancora debellata. Fu il giornalista e poeta francese, Raoul Follereau, a lanciare l'iniziativa di questo appuntamento, e sono oggi i membri dell'Associazione che porta il suo nome a difendere nel mondo i diritti dei lebbrosi, in particolare nei Paesi africani. Giovanni Peduto ne ha parlato col presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, il cardinale Javier Lozano Barragán, autore fra l'altro dell’introduzione al libro intitolato "Una guerra d’amore", edito da Cantagalli, che raccoglie gli appelli ai giovani, lanciati da Raoul Follereau tra il 1961 e il 1977:RealAudioMP3


R. - Raul Follereau è sempre riuscito a vedere nel volto degli ammalati di lebbra, di quelle persone abbandonate da tutti, il volto del Signore Gesù. La sua caratteristica primaria è stata quella della compassione universale e questa sua apertura ha inizio nella coscienza stessa della sua anima - completamente unita al Signore Gesù - e nel suo cuore, che è anzitutto un cuore compassionevole, in nome di Cristo, verso coloro che sono fra i più malati e i più dimenticati di quel tempo. Non c’erano ancora, a quel tempo, malattie tanto drammatiche come oggi, ma c’era certamente la lebbra, che di per sé è un flagello orribile, che ha percorso e continua a percorre l’umanità attraverso i secoli.

 
D. - Cosa è riuscito a fare Raoul Follereau e nel cuore di chi ha cercato di far breccia in particolare?

 
R - Potremmo dire che Raoul Follereau, scegliendo di farsi apostolo dei lebbrosi e riuscendo a coinvolgere tanta gente in questa sua azione, è un “ridestatore” di coscienze, poiché è riuscito a risvegliare quei valori fondamentali - come scrivo nell’introduzione del libro - nei giovani, facendo comprendere loro che oltre a correre per accumulare ed avere ricchezze, piacere e potere - anche politico - è necessario nella loro vita anzitutto condividere gli ideali più profondi di solidarietà: e questo significa per primo aver cura dei malati, specie di quelli che sono dimenticati ed abbandonati. Raoul Follereau ha sempre rivolto questo forte appello ai giovani, affinché riuscissero ad avere una reale ragione di vita. E questa ragione di vita è prima di tutto quella di preoccuparsi del proprio vicino, del prossimo, specialmente quando si trova in condizioni particolarmente difficili come quelle in cui si trova a vivere un lebbroso.

 
D. - La lebbra, vista per millenni come un flagello biblico, oggi come si pone in quanto problema sanitario?

 
R. - C’è ancora una presenza forte dei lebbrosi: ogni anno ci sono 220 mila nuovi malati nel mondo. Ci sono dei Paesi nei quali - almeno statisticamente - possiamo dire che la lebbra sia scomparsa, come in Europa. Ma è anche molto importante comprendere che in queste statistiche, molti governi spesso non segnalano e non rendono noti all’opinione pubblica i casi di malati di lebbra. Ci sono anche alcuni Paesi dove la malattia è ancora presente e sono molti i casi di lebbra che si registrano. Ma dove viene proibito di fare statistiche, o di condurre ricerche relative alla lebbra, noi non possiamo dire di possedere dei dati affidabili e reali. Quelli che abbiamo, ci aiutano comunque a comprendere e a seguire l’evoluzione della malattia: in Africa, ad esempio, rispetto alle ultime statistiche del 2005, ci sono stati 45.179 nuovi casi; in America, specialmente in Brasile, si sono registrati 41.952 nuovi casi; nel Mediterraneo orientale, ci sono stati 3.133 casi; nell’Asia sudorientale sono stati 201.635, dove è presente anche l’India; in Europa non è presente alcun dato. Io auspico che questo voglia significare che non vi sia nessun caso e che la lebbra sia stata debellata, anche se purtroppo non possiamo essere certi di questo, tanto più che c’è sempre qualcuno che sostiene che in qualche zona circoscritta questo flagello esista tuttora. Non dimentichiamo che la lebbra è stata portata in Europa dai soldati di Alessandro Magno dall’Asia e che è arrivata anche dall’Egitto con Pompeo. Nel Medio Evo, in Europa, la lebbra ha rappresentato un flagello veramente molto grande. Ora sembra - grazie a Dio - che in Europa sia superata. Ma purtroppo in Africa, in Asia (specialmente in India) e in America (soprattutto in Brasile) questa malattia rappresenta ancora un flagello molto forte.







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