Ogni progresso scientifico sia anche progresso d'amore: l’esortazione di Benedetto
XVI ai partecipanti al Convegno interaccademico su “L’identità mutevole dell’individuo”
L’identità dell’uomo, in relazione con il Suo Creatore, e il progresso scientifico
sono stati i temi forti del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato stamani in Vaticano.
Occasione, l’udienza ai partecipanti al Convegno su “L’identità mutevole dell’individuo”,
promosso dalla Accademia delle Scienze di Parigi e dalla Pontificia Accademia delle
Scienze. L’indirizzo di saluto al Papa è stato rivolto dal cancelliere dell’Istituzione
scientifica parigina, Gabriel de Broglie. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Nella
nostra epoca, in cui lo sviluppo delle scienze attrae e seduce per le possibilità
che offre, è importante più che mai educare le coscienze dei nostri contemporanei,
affinché la scienza non divenga il criterio del bene”: è il richiamo di Benedetto
XVI, che nel suo discorso ha ribadito che l’uomo va “rispettato come il centro della
creazione”. L’uomo, è stata la sua esortazione, “non sia oggetto di manipolazioni
ideologiche, né di decisioni arbitrarie, né dell’abuso dei più forti sui più deboli”.
Tanto più, ha rilevato, di fronte ai “pericoli dei quali abbiamo conosciuto le manifestazioni
nel corso della storia umana e in particolare nel XX secolo”:
Toute
démarche scientifique doit aussi être une démarche d’amour... Ogni
sviluppo scientifico, ha detto il Papa, deve anche essere un progresso d’amore, chiamato
a mettersi al servizio dell’uomo e dell’umanità. Amore di cui Gesù è il modello per
eccellenza. Nel momento in cui le “scienze esatte, naturali ed umane” hanno conseguito
prodigiosi progressi sulla conoscenza dell’uomo e dell’universo, ha aggiunto, bisogna
rifuggire dalla tentazione di “circoscrivere totalmente l’identità dell’uomo”, che
ha “un suo mistero proprio” . “Nessuna scienza – ha affermato – può dire chi è l’uomo,
da dove viene e dove tende”:
L’homme est toujours
au-delà de ce que l’on en voit L’uomo, è stata la sua riflessione,
“è sempre oltre ciò che si vede e si percepisce attraverso l’esperienza”. Ignorare
la domanda sull’essere uomo, ha avvertito, “porta inevitabilmente a rifiutare la ricerca
oggettiva sull’essere nella sua integralità”. E così, “non si è più capaci di riconoscere
le fondamenta sulle quali riposa la dignità dell’uomo, di ogni uomo, dallo stato embrionale
alla morte naturale”. In questa ricerca, ha costatato, la filosofia e la teologia
possono essere d’aiuto “nel percepire l’identità dell’uomo che è sempre in divenire”.
L’homme n’est pas le fruit du hasard... “L’uomo
non è frutto del caso – è stato il monito del Papa - né di un fascio di convergenze
e determinismi e neppure d’interazioni fisico-chimiche”. L’uomo è un essere che gode
di una libertà che nel tener conto della sua natura trascende quest’ultima. Una libertà
che è “segno” del mistero dell’alterità che distingue questa natura. Come sottolineava
Pascal, ha detto il Papa, “l’uomo supera infinitamente l’uomo”. Il mistero dell’uomo
è “segnato dall’alterità”. L’uomo è creato da Dio, “è amato e fatto per amare”. In
quanto uomo, ha ribadito, egli non è mai “chiuso in se stesso” ma è portatore d’alterita
e sin dalle sue origini è in interazione con gli altri esseri umani. La libertà, “propria
dell’essere umano”, ha proseguito, fa sì che gli uomini “possano orientare la propria
vita verso un fine”. Attraverso gli atti che compie, ha aggiunto, “l’uomo può dirigersi
verso il bene al quale è chiamato per l’eternità”. E’ questa libertà che dà un senso
all’esistenza dell’uomo:
Dans l’exercice de son
authentique liberté... “Nell’esercizio della sua libertà
autentica, la persona realizza la propria vocazione” e “conferisce forma alla sua
identità profonda”. Sempre nell’esercizio di questa libertà, ha avvertito, l’uomo
“esercita la propria responsabilità”. In questo senso, ha rilevato, “la dignità particolare
dell’essere umano è al tempo stesso un dono di Dio” e una promessa di avvenire. L’uomo,
ha detto, porta con sé una capacità specifica, posta in lui da Dio “come un sigillo”:
“discernere ciò che è bene”. Mosso da questa capacità, “l’uomo è chiamato a sviluppare
la sua coscienza” a condurre la sua esistenza “fondandola sulle leggi essenziali:
la legge naturale e quella morale”. Benedetto XVI ha concluso il discorso augurando
agli scienziati di seguire le orme di San Tommaso d’Aquino, di cui oggi si celebra
la memoria, nella ricerca della verità.