I vescovi filippini contro il traffico illecito di organi e il “turismo dei trapianti”
I vescovi delle Filippine chiedono al governo “regole più severe” in materia di donazione
di organi, condannando “ogni forma di vendita e traffico illecito di organi”, soprattutto
di reni. Le Filippine sono infatti tra quei Paesi che l’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) giudica a rischio di “turismo dei trapianti”. “La vendita e il commercio
di organi - afferma mons. Angel Lagdameo, arcivescovo di Jaro e presidente della Conferenza
episcopale - è moralmente inaccettabile”. Nella nota a firma dell’arcivescovo – rende
noto l’agenzia Sir - i presuli denunciano l’abuso della vendita di reni, sfruttando
la povertà di tanta gente. “Comprendiamo i poveri, che non dovrebbero essere biasimati
per questo; sono esseri umani e non possono essere trattati come merci”. Incoraggiamo
invece – si legge nel testo - la donazione volontaria di organi dopo la morte e anche
da donatori viventi". I vescovi filippini esortano perciò il governo a “imporre le
leggi più severe contro i trafficanti coinvolti nella commercializzazione o vendita
di organi”, con priorità nelle donazioni per i pazienti locali e “restrizioni per
i pazienti stranieri”. Secondo il Dipartimento della salute filippino, il costo di
un rene è stimato intorno ai 3.600 dollari, dei quali il donatore riceve solo un terzo
della somma; i due terzi vanno ad intermediari. Secondo un recente studio dell’OMS
numerosi siti web filippini propongono “pacchetti trapianto”, che vanno da 70.000
a 160.000 dollari. (A.L.)