2008-01-27 13:43:55

Nella Giornata Mondiale dei malati di lebbra, risuona ancora forte l’appello di Raoul Follereau contro l’emarginazione dei lebbrosi


Come ricordato dal Papa all'Angelus, oggi ricorre la Giornata Mondiale della Lebbra. Il tema per questa 55.ma edizione è “Lebbra, una malattia dimenticata”. A promuovere la Giornata dedicata a quanti sono colpiti dal “morbo di Hansen” è l'AIFO, l’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau. La ricorrenza è stata istituita nel gennaio 1954 dal giornalista e scrittore francese, “apostolo dei lebbrosi”. In quello stesso anno, Follereau inviò due lettere, indirizzate al presidente americano Eisenhower e al premier sovietico Malenkov, chiedendo loro due bombardieri con la vendita dei quali si sarebbero potuti curare tutti i lebbrosi del mondo. Un appello che non ottenne risposta. A oltre mezzo secolo di distanza, quel gesto clamoroso è ancora attuale? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Guido Barbera presidente dell’associazione “Voglio Vivere”, membro dell’Unione Internazionale Raoul Follereau: RealAudioMP3

R. – Direi che sarebbe indispensabile. Ma purtroppo, ancora al giorno di oggi, la violenza, il conflitto, la guerra predomina sul bene e molte spese da parte dei governi e delle nazioni sono rivolte agli armamenti, invece che occuparsi dei diritti delle persone, delle fasce più deboli: le donne, i bambini, gli ammalati e quindi anche degli ammalati di lebbra. I malati di lebbra rappresentano un po’ il simbolo di una miseria, di un’umanità emarginata e sofferente che grava sempre di più su questa nostra civiltà o forse inciviltà, proprio per il non rispetto della dignità delle persone.

 
D. – Chi era Raoul Follereau?

 
R. - Raul Follereau era una persona che di fronte all’ingiustizia, di fronte all’infelicità, di fronte alla sofferenza di un uomo, di una donna o di un bambino non sapeva e non poteva tacere ed agiva, quindi, direttamente senza guardare a distinzioni di credi politici o religiosi. Tutti siamo chiamati a contribuire a questa battaglia di amore – come la definiva Raoul Follereau – per vincere l’ingiustizia, per far sì che qualunque bambino o qualunque persona non debba più soffrire di freddo, di fame, di malattie e di qualunque altro tipo di sofferenza. Follereau è una persona che ha avuto il coraggio di alzare la propria voce per farsi voce dei sofferenti e di portarla poi in tutte le direzioni, fino ad arrivare alle Nazioni Unite, fino ad arrivare agli incontri e non solo con il Santo Padre, ma con tutti i potenti della Terra, passando per le tante mani che ha stretto in oltre 32 giri del mondo che ha fatto per incontrare i malati sofferenti, per incontrare le persone. E’ un esempio che oggi tutti noi siamo chiamati a riscoprire, ma anche a rivivere. Oggi abbiamo bisogno, di fronte alla confusione, all’ingiustizia, alla miseria presente nella nostra società - e non solo nei Paesi più poveri, ma in tutti i Paesi, perché la miseria ce l’abbiamo davanti alle porte di casa – e di fronte a queste persone dobbiamo darci la mano per reagire, perché il nostro messaggio è un messaggio di amore e di rispetto della dignità delle persone.







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