Maria Santissima “icona delle donne migranti”, nel discorso di mons. Marchetto al
Convegno Nazionale del Centro Italiano Femminile
La figura della “donna migrante” è stata al centro del discorso con cui l’arcivescovo
Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, è intervenuto questa mattina a Roma al Convegno Nazionale del Centro
Italiano Femminile (CIF). Prendendo le mosse da una riflessione sul femminismo religioso,
misurato, impegnato, imparziale, descritto dalla scrittrice Romana Guarnieri, l’arcivescovo
Marchetto si è addentrato nella descrizione di un femminismo nuovo, distante da quello
che si identifica con la lotta per l’emancipazione della donna e la parità di questa
con l’uomo. Privilegiando la prospettiva dei popoli migranti, il presule ha quindi
tratteggiato la figura della donna migrante, responsabile negli anni più recenti di
una “femminizzazione” delle migrazioni. Se un tempo ad emigrare erano soprattutto
gli uomini – ha spiegato all’assemblea l’arcivescovo – oggi la componente femminile
è sempre più rilevante e autonoma, capace, una volta raggiunta l’integrazione con
le nuove comunità, di raggiungere condizioni di sicurezza economica e sociale, e di
promuovere la crescita culturale e professionale delle successive generazioni. La
“femminizzazione” del fenomeno migratorio sfocia così in una sorta di nuovo e naturale
“femminismo” che riconosce la specificità della donna e ne valorizza le peculiarità
e le aspirazioni, riconoscendola nella sua diversità, biologica ed ontologica, come
complementare all’uomo. Un femminismo che – ricorda mons. Marchetto – ben descrisse
Papa Giovanni Paolo II nella lettera del giugno 1995, pubblicata in vista della IV
Conferenza Mondiale della Donna. Una filigrana di osservazioni, sublimazioni, ringraziamenti,
appelli, tessuti attorno al “genio della donna”, culminante nell’immagine della più
lucente icona delle donne migranti, Maria Santissima, Regina dell’Amore. (CDL)