L'emergenza educativa nelle parole del Papa: la riflessione del prof. Mario Pollo
“Educare non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile”. E’
quanto scrive il Papa in una Lettera per la Giornata della scuola cattolica della
diocesi di Roma, che si è celebrata domenica scorsa. Benedetto XVI affronta la grande
“emergenza educativa” del nostro tempo superando le facili accuse degli adulti ai
giovani per sottolineare invece le responsabilità degli educatori che spesso oggi
rinunciano alla loro missione. Luca Collodi ha intervistato in proposito il
prof. Mario Pollo, docente di pedagogia sociale dell’Università Pontificia
Salesiana e della LUMSA:
R. -
Sì, perché i giovani non sono degli alieni arrivati su un’astronave da Marte, ma
sono i figli prodotti dalla nostra cultura e dai nostri processi educativi. Quindi,
gli adulti sono i primi responsabili della situazione in cui i giovani vivono e credo
che ormai da questo punto di vista richiamare la responsabilità degli adulti soprattutto
rispetto al ruolo educativo sia fondamentale in un’epoca in cui gli adulti sembrano
non assumersi questa responsabilità ma imputando le cose che non vanno esclusivamente
alla responsabilità dei giovani, che pure esiste, però non è unica.
D.
- Secondo lei oggi le famiglie non guardano un po’ troppo alla scuola come parcheggio
dei giovani?
R. - Direi che guardano alla scuola
come guardano alle varie agenzie educative in cui mandano i figli nel corso di una
giornata, come un luogo che deve svolgere una funzione parcellizzata molto specifica.
Normalmente chiedono alla scuola di dare l’istruzione ma di non turbare gli equilibri
della vita dei giovani e tanto è vero che quando la scuola, ad esempio, assume un
certo rigore, il genitore normalmente interviene contro gli insegnanti, contro la
scuola.
D. - Le regole e gli obiettivi che il Papa
dice che mancano, si possono costruire attraverso la diffusione di valori spirituali
nella scuola?
R. – Sì, perché senza valori non si
ha educazione e l’essere umano è un essere che ha i piedi nella razionalità critica,
che ha una dimensione emotiva, affettiva, profonda ma anche una dimensione spirituale
trascendente. L’essere umano, se non porta unità a queste tre componenti, non riesce
a sviluppare se stesso. In più la dimensione spirituale trascendente è l’unica che
può unificare la vita della persona. Se noi non abbiamo dei valori spirituali, non
riusciamo a dare un senso unitario alla nostra vita e se la scuola non propone dei
valori spirituali, non propone di andare al di là dei bisogni, dei desideri verso
la scoperta di un senso della vita più alto, se la scuola non fa questo non aiuta
i giovani a scoprire se stessi, a scoprire, direi, in qualche modo la propria anima.