2008-01-24 12:13:08

Convegno in Vaticano per celebrare i 25 anni del Codice di Diritto Canonico


Si tiene oggi e domani in Vaticano il Convegno di studio su “La legge canonica nella vita della Chiesa. Indagine e prospettive, nel segno del recente Magistero Pontificio”. Il Convegno è promosso dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi nel 25.mo anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico. Giovanni Peduto ha intervistato il dott. Alfonso Cauteruccio, membro del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, nonché segretario del Convegno e gli ha chiesto come sia nato questo testo:RealAudioMP3
 
R. – Il testo è nato innanzitutto dalla volontà di Giovanni XXIII che, annunciando il Concilio il 25 gennaio del ’59, annunciò anche che bisognava rivedere il Codice di Diritto Canonico. Una commissione ha lavorato per venti anni, dal ’63 all’83, raccogliendo tutte le indicazioni del Concilio. Sono venuti centinaia di consultori da tutto il mondo che hanno approntato degli schemi e che sono stati mandati in consultazione alle Conferenze episcopali, agli Episcopati, alle Università, insomma a tutte le realtà ecclesiali più significative, e in base alle loro osservazioni sono stati poi approntati i canoni così come li conosciamo oggi.

 
D. - E’ suscettibile di ulteriori modifiche il testo? Quali sono i possibili cambiamenti?

 
R. – Bisogna distinguere. Ci sono delle realtà ontologiche raccolte nel Codice che naturalmente non sono passibili di modifiche, per esempio i sacramenti, che sono tali e rimangono tali; però ci sono altre cose che seguono l’evoluzione dei tempi e quindi hanno bisogno di essere riviste ogni tanto. Un possibile cambiamento nel Codice potrebbe essere quello di regolare meglio la parte giuridica delle associazioni che svolgono attività inerenti alla carità. Anche nell’enciclica del Papa sulla Carità è detto che forse alcune cose vanno regolate un po’ meglio; questo è un esempio delle cose che si possono migliorare.

 
D. - Il ruolo del Codice di Diritto Canonico nell’ecumenismo …

 
R. – Innanzitutto quello di stabilire delle regole, dare delle indicazioni a cui fedeli devono attenersi: per esempio la ‘Communicatio in Sacris’, e tutto quello che può essere condiviso con le altre realtà ecclesiali.

 
D. - Ad alcuni può apparire arida e rigida una tale legislazione mettendola a confronto con la libertà che si respira nel Vangelo …

 
R. – Certamente. C’è sempre stata, soprattutto negli anni postconciliari, la disputa tra Legge e Vangelo, cosa deve prevalere nella Chiesa. E’ evidente che il Vangelo è la “Magna Charta” di ogni cristiano, questo è indubbio. Il Codice di diritto canonico serve però a regolare anche la vita sociale dei semplici fedeli, così come delle altre strutture della Chiesa, e si affianca al Vangelo.

 
D. - Qual è lo scopo ultimo del Diritto Canonico?

 
R. – Direi quello di organizzare e regolare la vita sociale della Chiesa e di tutte le sue componenti, dalle più alte fino alle realtà più piccole, come le diocesi e le parrocchie.

 
D. - Cosa si augura per questo convegno?

 
R. – Mi auguro che tutti comprendano questo: abbiamo tra gli iscritti tantissime donne, sono quasi 200, abbiamo tantissimi giovani: vorrei sfatare l’idea che il canonista è il vecchio monsignore che studia libri in latino e che sta lì a redigere carte in latino. La Chiesa si è trasformata tantissimo, è giovane, è viva; direi che la presenza di tutte queste persone, siamo oltre 800 a questa ricorrenza del 25.mo del Codice, riflette bene questa realtà così viva e vivace.







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