Lo spettro della crisi all'apertura del Forum economico mondiale di Davos
Timori di recessione, crisi del credito, l'impatto pesante sui mercati e sulla fiducia:
in quest’atmosfera estremamente delicata dell'economia si è aperto oggi il Forum economico
mondiale di Davos, in Svizzera. Partecipano a questo evento, che prevede la presenza
di 1.370 amministratori delegati e presidenti di società, 27 capi di Stato o di governo,
113 ministri, oltre a personalità del mondo accademico, culturale, religioso. All'economista
Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza
episcopale italiana, Stefano Leszczynski ha chiesto quanto l’attuale crisi
inciderà sulle tematiche del Forum di Davos:
R. -
In realtà nell’agenda di Davos ci saranno anche altre cose, non tanto la discussione
sul pessimismo o l’ottimismo sul futuro quanto, piuttosto, la questione sui contenuti
di alcuni rapporti che sono stati recentemente presentati. In modo particolare ci
sarà un approfondimento sulla questione dell’acqua, una delle più delicate nelle relazioni
internazionali oggi e nelle relazioni nord-sud: vi è una forte spinta soprattutto
dal mondo delle imprese, ma anche da molti governi, per una generalizzata privatizzazione
del mercato dell’acqua; c’è dietro l’idea che l’acqua sia un bisogno e, come tale,
possa essere negoziato e distribuito attraverso meccanismi di mercato.
D.
- Uno dei temi che si dovrebbero risolvere nel corso di questo forum economico è quello
dei negoziati di Doha...
R. - La possibilità che
vengano risolti, nella sede di Davos quantomeno, mi pare troppo ottimista. Sulla questione
del Doha Round, l’Organizzazione Mondiale del Commercio non riesce, da diversi anni,
a concludere l’accordo proprio per le diversità di posizione tra nord e sud nell’accostarsi
alle regole per lo scambio di vari prodotti. Io non credo che nessuno possa permettersi
oggi di dire che debba essere cancellata dall’agenda internazionale l’idea di arrivare
ad un’intesa generale su questi temi. Non credo si possa rinunciare ad un accordo
che consenta anche di affrontare tematiche come la sicurezza alimentare e il finanziamento
dello sviluppo negli accordi per il commercio internazionale.
D.
- La società civile quest’anno non sembra così coinvolta nel dibattito sull’economia
mondiale...
R. - Direi di no. Non è stato organizzato
un singolo altro forum per scelta perché contemporaneamente il 26 gennaio, in tutto
il mondo, ci saranno numerosissime iniziative; saranno tutte collegate in rete grazie
allo strumento di internet, per rendere in qualche modo vivo e visibile il movimento
della società civile. Sarà più visibile non in una città sola, come era avvenuto negli
anni scorsi, ma in tutte le parti del mondo. Lo scopo è di permettere, dunque, una
partecipazione maggiore.