2008-01-23 13:30:52

Benedetto XVI all'udienza generale: i cristiani testimonino la loro unità nella preghiera in un mondo che "soffre per l'assenza di Dio"


Una “corale implorazione fatta con un cuore solo e un’anima sola”: è questo il senso spirituale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà dopodomani e alla quale Benedetto XVI ha dedicato stamattina la catechesi dell’udienza generale in Aula Paolo VI. Il Papa ha ripercorso sinteticamente le tappe di questo evento, che quest’anno celebra i 100 anni di vita, ed ha auspicato che i cristiani sappiano dare una testimonianza di unità per rendere “accessibile” il volto di Dio al mondo che “soffre” per la sua assenza. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


“Chiedendo la grazia dell’unità, i cristiani si uniscono alla preghiera stessa di Cristo e si impegnano ad operare attivamente perché l’intera umanità lo accolga e lo riconosca come solo Pastore ed unico Signore, e possa così sperimentare la gioia del suo amore”.
 
Benedetto XVI ha spiegato subito, all’inizio della sua ampia catechesi, il valore di quella che chiama “concorde implorazione fatta con un’anima sola e un cuore solo”, riflesso dell’invocazione che duemila anni fa Gesù levò per primo con il suo “ut unum sint”, “perché tutti siano uno”. E quel valore, all’inizio del 2008, presenta - spiega il Papa - uno spettro di significati ancora più ampio perché esattamente un secolo fa - dopo secoli di ostilità - i cristiani delle varie confessioni riscoprirono, al di là delle divisioni, la forza unificante della preghiera in comune. Benedetto XVI ha ripercorso la storia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a partire dall’intuizione definita “veramente feconda” del pastore anglicano, padre Paul Wattson, che nel 1908 lanciò l’iniziativa di un Ottavario di preghiera, divenuto vent’anni dopo - grazie all’apporto decisivo dell’Abbé Couturier di Lione - l’attuale Settimana di preghiera. E quando 40 anni fa anche i padri conciliari del Vaticano II avvertirono “l’urgenza dell’unità” tra i cristiani, la Settimana di preghiera, ha riconosciuto il Pontefice, divenne “uno dei momenti più qualificanti e proficui” del cammino ecumenico.

 
Dopo gli accenni storici, Benedetto XVI si è soffermato sul fulcro spirituale dell’ecumenismo: su ciò - ha detto - che lo “ha vivificato”, ovvero la preghiera, che converte il cuore e spinge alla “santità di vita”:

 
“‘Pregate continuamente’, questa Parola di San Paolo è il tema della Settimana di quest’anno; è al tempo stesso l’invito che non cessa mai di risuonare nelle nostre comunità, perchè la preghiera sia la luce, la forza, l’orientamento dei nostri passi, in atteggiamento di umile e docile ascolto del nostro comune Signore”.

 
Un passo oltre la preghiera è la preghiera vissuta in “comune”, sulla cui validità molto si sofferma il Decreto conciliare sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio. In questo tipo di preghiera, sostiene Benedetto XVI, la fede indivisa in Cristo brilla più delle divisioni confessionali:

 
"Nella preghiera comune, le comunità cristiane si pongono insieme di fronte al Signore e, prendendo coscienza delle contraddizioni generate dalla divisione, manifestano la volontà di ubbidire alla sua volontà ricorrendo fiduciosi al suo onnipotente soccorso (...) La preghiera comune non è quindi un atto volontaristico o puramente sociologico, ma è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo”.

 
La preghiera comune, dunque, ha fatto evolvere il dialogo ecumenico e “tali amichevoli relazioni”, ha riconosciuto il Pontefice, hanno poi “migliorato la reciproca conoscenza”, intensificando la comunione e “rendendo, al tempo stesso, più chiara la percezione dei problemi che restano aperti e che fomentano la divisione”. E qui, il Papa ha parlato a cuore aperto di quanto un’umanità oggi troppo spesso indifferente al soprannaturale possa beneficiare dal raggiungimento della piena comunione fra i cristiani:

 
"Il mondo soffre per l’assenza di Dio, per l’inaccessibilità di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio. Ma come potrebbero e possono, gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se uno sta contro l’altro? Solo nell’unità possiamo mostrare realmente a questo mondo – che ne ha bisogno – il volto di Dio, il volto di Cristo".
 
Al termine delle catechesi e dei saluti ai gruppi in più lingue - fra i quali ai sacerdoti e ai seminaristi dell’Ordine Maronita Mariamita - Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale ricordando la figura di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica, del quale si celebra domani la memoria liturgica. “vescovo di Ginevra in un periodo di gravi conflitti - ha sottolineato - egli fu uomo di pace e di comunione. Maestro di vita spirituale, egli ha insegnato che la perfezione cristiana è accessibile ad ogni persona”.







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