Appello di mons. Bertin per la pacificazione in Somalia
“La pace in Somalia è possibile e occorre rinnovare gli sforzi per perseguirla”. Queste
le parole del vescovo di Gibuti Giorgio Bertin, che è anche amministratore apostolico
di Mogadiscio. Il presule si è espresso sugli scontri che negli ultimi giorni stanno
sconvolgendo i territori al confine fra il Somaliland, che si proclama indipendente
dal resto della Somalia e la regione semi-autonoma del Puntland. Entrambe le regioni
fanno parte della Somalia e il contenzioso è per il controllo politico-territoriale
di queste due aree. “Vi sono state 14 conferenze internazionali di pace per la Somalia
che sono fallite. Dobbiamo analizzare le cause di tale fallimento e rinnovare gli
sforzi per il ripristino della pace”, ha proseguito il vescovo di Gibuti. “La Chiesa
contribuisce a mantenere viva la speranza di pace anche nei momenti di maggiore sconforto
e – secondo il vescovo – lo si vede nel riconoscimento delle persone”. Un gruppo di
oppositori somali che vivono in Eritrea, per esempio, ha inviato al presule il proprio
riconoscimento nei confronti di Papa Benedetto XVI che ha parlato del problema in
Somalia per tre volte nell’ultimo mese. Il vescovo ha poi espresso la sua opinione
anche sulla vicenda di monsignor Sandro De Pretis, il vicario generale della diocesi
di Gibuti, in carcere dal 28 ottobre. “E’ un problema politico – sottolinea – legato
al problema delle relazioni fra il Governo di Gibuti e quello francese. Don Sandro
si è trovato coinvolto in questa vicenda, ma è innocente”. Inoltre “l’arresto di Don
Sandro ha avuto anche conseguenze sulla vita della diocesi. Abbiamo bisogno di sacerdoti”.
In tal senso l’appello del vescovo Bertin di creare una sorta di “sacerdoti senza
frontiere” o “missionari senza frontiere”, di presbiteri di “emergenza” in attesa
che la situazione migliori. (C.C.)