2008-01-23 14:17:19

Appello del Papa agli educatori perchè ritrovino il senso e il coraggio della loro missione


Occorre ritrovare il coraggio di educare i giovani in un giusto equilibrio tra libertà e disciplina in un tempo in cui spesso genitori e insegnanti hanno smarrito il senso della loro missione. E’ quanto afferma il Papa in una Lettera scritta in occasione della Giornata della scuola cattolica della diocesi di Roma, che si è celebrata domenica scorsa. Il testo, che porta la data del 21 gennaio, è stato diffuso oggi. Ce ne parla Sergio Centofanti.RealAudioMP3

 
Il Papa affronta nella Lettera la grande “emergenza educativa” del nostro tempo. “Educare – afferma - non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile” come “sanno bene i genitori e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative” i cui sforzi sono “troppo spesso” segnati dagli insuccessi. “Viene spontaneo, allora, – scrive il Pontefice - incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato”.

 
Sono forse allora gli adulti di oggi – si chiede il Papa - “che non sarebbero più capaci di educare? E' forte certamente – prosegue - sia tra i genitori che … in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia … la missione ad essi affidata”. In realtà – leggiamo ancora nella lettera pontificia – ci sono “un'atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene”.

 
Ma “tutte queste difficoltà – nota il Papa - non sono insormontabili. Sono piuttosto … il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l'accompagna”. Ma quando “sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali, il bisogno di quei valori torna a farsi sentire in modo impellente: così … aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita”.

 
“Un'autentica educazione” – scrive ancora il Papa - “ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall'amore: … ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso” e non può limitarsi “a dare delle nozioni e delle informazioni”, lasciando “da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita”.

 
“Anche la sofferenza – aggiunge - fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere al riparo i più giovani da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di far crescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e poco generose: la capacità di amare corrisponde infatti alla capacità di soffrire, e di soffrire insieme”.

 
Il Papa indica quindi il “punto forse più delicato dell'opera educativa: trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina. Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove che non mancheranno in futuro. Il rapporto educativo è però anzitutto l'incontro di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà”. Benedetto XVI esorta dunque ad “accettare il rischio della libertà”, rimanendo sempre attenti ad aiutare e correggere i giovani senza assecondarli negli errori, “fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano”. L'educazione, poi, “non può … fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità” e che “si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale”.

 
“La responsabilità – continua Benedetto XVI - è in primo luogo personale, ma c'è anche una responsabilità che condividiamo insieme, come cittadini ... C'è bisogno dunque del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la società … diventi un ambiente più favorevole all'educazione”.

 
“Anima dell'educazione, come dell'intera vita – si legge ancora nel testo - può essere solo una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e senza Dio”: per questo si può dire che oggi “alla radice della crisi dell'educazione c'è …una crisi di fiducia nella vita”.

 
Il Papa rivolge infine “un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza. Solo Lui è la speranza che resiste a tutte le delusioni”; e non è mai una speranza individualistica ma sempre “speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all'amore”.







All the contents on this site are copyrighted ©.