Appello del Papa agli educatori perchè ritrovino il senso e il coraggio della loro
missione
Occorre ritrovare il coraggio di educare i giovani in un giusto equilibrio tra libertà
e disciplina in un tempo in cui spesso genitori e insegnanti hanno smarrito il senso
della loro missione. E’ quanto afferma il Papa in una Lettera scritta in occasione
della Giornata della scuola cattolica della diocesi di Roma, che si è celebrata domenica
scorsa. Il testo, che porta la data del 21 gennaio, è stato diffuso oggi. Ce ne parla
Sergio Centofanti.
Il
Papa affronta nella Lettera la grande “emergenza educativa” del nostro tempo. “Educare
– afferma - non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile”
come “sanno bene i genitori e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative”
i cui sforzi sono “troppo spesso” segnati dagli insuccessi. “Viene spontaneo, allora,
– scrive il Pontefice - incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono
oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato”.
Sono
forse allora gli adulti di oggi – si chiede il Papa - “che non sarebbero più capaci
di educare? E' forte certamente – prosegue - sia tra i genitori che … in genere
tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere
nemmeno quale sia … la missione ad essi affidata”. In realtà – leggiamo ancora nella
lettera pontificia – ci sono “un'atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura
che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della
verità e del bene”.
Ma “tutte queste difficoltà
– nota il Papa - non sono insormontabili. Sono piuttosto … il rovescio della medaglia
di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che
giustamente l'accompagna”. Ma quando “sono scosse le fondamenta e vengono a mancare
le certezze essenziali, il bisogno di quei valori torna a farsi sentire in modo impellente:
così … aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale. La chiedono
i genitori, spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti,
che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società
che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo
gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle
sfide della vita”.
“Un'autentica educazione” – scrive
ancora il Papa - “ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che
nascono dall'amore: … ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa
di se stesso” e non può limitarsi “a dare delle nozioni e delle informazioni”, lasciando
“da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che
può essere di guida nella vita”.
“Anche la sofferenza
– aggiunge - fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere
al riparo i più giovani da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di
far crescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e poco generose:
la capacità di amare corrisponde infatti alla capacità di soffrire, e di soffrire
insieme”.
Il Papa indica quindi il “punto forse più
delicato dell'opera educativa: trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina.
Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle
piccole cose, non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le
prove che non mancheranno in futuro. Il rapporto educativo è però anzitutto l'incontro
di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà”.
Benedetto XVI esorta dunque ad “accettare il rischio della libertà”, rimanendo sempre
attenti ad aiutare e correggere i giovani senza assecondarli negli errori, “fingere
di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso
umano”. L'educazione, poi, “non può … fare a meno di quell'autorevolezza che rende
credibile l'esercizio dell'autorità” e che “si acquista soprattutto con la coerenza
della propria vita e con il coinvolgimento personale”.
“La
responsabilità – continua Benedetto XVI - è in primo luogo personale, ma c'è anche
una responsabilità che condividiamo insieme, come cittadini ... C'è bisogno dunque
del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché
la società … diventi un ambiente più favorevole all'educazione”.
“Anima
dell'educazione, come dell'intera vita – si legge ancora nel testo - può essere solo
una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo
di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e senza
Dio”: per questo si può dire che oggi “alla radice della crisi dell'educazione c'è
…una crisi di fiducia nella vita”.
Il Papa rivolge
infine “un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza. Solo Lui è la speranza
che resiste a tutte le delusioni”; e non è mai una speranza individualistica ma sempre
“speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad
educarci reciprocamente alla verità e all'amore”.