Presentato il Convegno in Vaticano per celebrare il 25.mo di promulgazione del
Codice di diritto canonico
Si è tenuta stamani in Sala Stampa vaticana la conferenza di presentazione del Convegno
"La legge canonica nella vita della Chiesa. Indagine e prospettive, nel segno del
recente Magistero Pontificio", che si terrà nei giorni 24 e 25 gennaio nell’Aula del
Sinodo in Vaticano. Occasione dell’evento è il 25.mo anniversario della promulgazione
del Codice di Diritto Canonico. Alla presentazione sono intervenuti mons. Francesco
Coccopalmerio e mons. Juan Ignacio Arrieta rispettivamente presidente e segretario
del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Rivedere
il corpo centrale dell’ordinamento legislativo della Chiesa, tenendo conto degli apporti
dottrinali del Concilio Vaticano II. Con questo obiettivo, il 25 gennaio del 1983,
veniva promulgato da Giovanni Paolo II il Codice di Diritto Canonico. Un testo, ha
sottolineato mons. Francesco Coccopalmerio, frutto di un lungo lavoro di revisione
del Codice del 1917. Il capodicastero vaticano ha ribadito che un Codice di diritto
canonico è innanzitutto “un indicatore di doveri e diritti insiti nella persona dei
fedeli oppure nella struttura della Chiesa per statuizione di Cristo stesso”. Quindi,
si è soffermato sulle caratteristiche del testo promulgato 25 anni fa: “È
un canone programmatico da cui vengono poi tante determinazioni concrete riguardanti
tutti i fedeli e specialmente i fedeli laici: tutti sono chiamati a essere attivi
nella Chiesa, a compiere per tale motivo le celebrazioni liturgiche, l’insegnamento,
il governo, ciascuno evidentemente nel suo grado, ma tutti in posizione attiva”. Mons.
Coccopalmerio ha così ricordato l’importanza del Pontificio Consiglio per i Testi
legislativi chiamato non solo all’interpretazione delle norme, ma anche a coadiuvare
il Papa nell’applicazione corretta delle leggi vigenti e nel mantenere la legislazione
completa e aggiornata. Dal canto suo, mon. Juan Ignacio Arrieta ha rivolto il pensiero
al Convegno in Vaticano. Un evento, ha detto, che volutamente non avrà solo un taglio
dottrinale e accademico. Si vuole invece compiere un’indagine propositiva sull’andamento
e sull'applicazione del Codice stesso. Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons.
Coccopalmerio ha sottolineato che i progressi ecumenici, specie con gli ortodossi,
porranno certamente a confronto le diverse tradizioni canoniche. Quindi, ha ribadito
la posizione della Chiesa sull’aborto:
“Penso che
la Chiesa rimanga ferma nella sua dottrina riguardante questo delitto e quindi credo
che non si possano ipotizzare cambiamenti di nessun tipo”. Una
domanda ha poi riguardato il rapporto tra formazione dei sacerdoti e diritto canonico,
in particolare di fronte alle sfide dei nostri tempi. Ecco la riflessione di mons.
Coccopalmerio:
“Coloro
che devono vegliare e far rispettare il diritto, devono essere anche nella loro formazione
personale, nel seminario, particolarmente consapevoli della loro missione, perciò
l’intervento della Chiesa nella formazione di coloro che vengono formati nel seminario
è importante”. Mons. Arrieta ha
poi rammentato che Benedetto XVI, nella Deus Caritas est, indica una lacuna
del Codice a proposito delle iniziative caritative della Chiesa. Per esempio, riguardo
alla trasparenza di gestione e all’uso del termine cattolico per le organizzazioni
assistenziali. Di qui, ha detto, risulta evidente la necessità di una revisione costante
del testo. Mons. Arrieta ha sottolineato che sono diverse le Congregazioni coinvolte
e i porporati che interverranno al Convegno, appuntamento che conta ben 700 iscritti.
La relazione conclusiva del Convegno spetterà al cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone. A conclusione dei lavori, i partecipanti all’incontro saranno ricevuti in
udienza dal Papa.