2008-01-21 14:16:08

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: pubblicato un libro sull'esicasmo, metodo di preghiera dell'oriente cristiano


L’invito a pregare continuamente è al centro della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, giunta oggi al suo quarto giorno. E proprio in questi giorni è uscito un volume dal titolo ‘Aspetti storico-religiosi del metodo di orazione esicasta’, la tipica preghiera dell’oriente cristiano, la preghiera continua, conosciuta in occidente soprattutto attraverso “I racconti del pellegrino russo”. Ma che cosa è l’esicasmo? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’autore dell’opera, Marco Toti, studioso di teologia spirituale comparata, coordinatore del Comitato scientifico dell’Associazione ‘Insieme per l’Athos’:RealAudioMP3


R. – Il termine esicasmo deriva dalla parola greca “esichìa”, la cui traduzione più corretta probabilmente è “pace spirituale”, “silenzio”, “quiete” e potremmo dire l’equivalente del termine latino “quies contemplationis” e quindi una quiete contemplativa e non un semplice atteggiamento psicologico. L’esicasmo possiamo, quindi, definirlo come la corrente di spiritualità contemplativa che si sviluppa nella sua forma tecnica sul Monte Athos tra il XIII e il XIV secolo.

 
D. – L’esicasmo ha avuto inizio, come lei ha detto, sul Monte Athos e … poi quale sviluppo ha avuto?

 
R. – Anzitutto c’è da dire che ancora prima del Monte Athos c’era stata una corrente di esicasmo, definita per l’appunto “l’esicasmo sinaitico”, che si sviluppò più o meno tra il VII e l’VIII secolo sul Monte Sinai. Gli eredi di questo monachesimo sono i monaci del Monte Athos. Successivamente il Monte Athos, pur rimanendo sempre il custode di una certa forma di contemplazione dell’esicasmo, potremmo dire che ha un momento di crisi e, intorno al XVIII secolo, l’esicasmo si riprende soprattutto in Russia. C’è, quindi, una sorta di passaggio: abbastanza famosa è l’opera “I racconti del pellegrino russo”, nella quale c’è la puntualizzazione sul metodo. Ovviamente la spiritualità esicasta si manifesta poi in tutti Paesi ortodossi ed in particolar modo in Romania, dove nel XX secolo c’è stato un importantissimo movimento di rinnovamento esicasta, attraverso specificatamente il cosiddetto “rugul aprins” (il roveto ardente) che tentò di modulare l’esperienza esicasta anche come spiritualità laicale.

 
D. – Cosa distingue la preghiera esicasta da altre forme di orazione?

 
R. – Diciamo che in primo luogo l’esicasmo è una forma di orazione, una forma di contemplazione, che ha una caratterizzazione tecnica specifica. Il metodo esicasta si compone – oltre ovviamente all’invocazione del nome di Gesù e al fine della cosiddetta discesa della mente nel cuore – di un metodo psicofisico che è caratterizzato in primis dalla ricerca di una tecnica respiratoria, dall’assunzione di posture e dalla concentrazione su alcuni centri corporei, soprattutto il cuore.

 
D. – In che maniera la pratica dell’orazione esicasta può avvicinare cattolici e ortodossi?

 
R. – La spiritualità esicasta nelle sue fonti primarie si fonda sulla patristica e, secondo me, questo rappresenta un punto centrale. La riscoperta della patristica in Occidente – ovviamente già in itinere – può essere un modo abbastanza profondo ed abbastanza possibile per l’avvicinamento tra Oriente ed Occidente, tra coloro che Giovanni Paolo II, usando una bella metafora di un poeta russo, chiamò i due polmoni della Chiesa.

 
D. – Lei perché si è appassionato a questo argomento fino a scriverne un libro?

 
R. – L’esicasmo è un oggetto sconosciuto ancora oggi in buona parte dell’Occidente. Nel libro io cerco di spiegare che l’esicasmo non va inteso come una semplice manifestazione della spiritualità cristiana, ma proprio come il cuore e il compendio del cristianesimo, ovvero il puntare tutto sull’unico necessario, che è poi il cuore stesso della spiritualità cristiana e, quindi, la preghiera.







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