2008-01-21 12:47:35

La scuola cattolica ha una sua proposta educativa ma è aperta a tutti e rispetta l'identità di ciascuno: è quanto affermato dal Papa alla Congregazione per l’Educazione cattolica


Di fronte alle nuove sfide della globalizzazione e del pluralismo crescente, la scuola cattolica deve interrogarsi sulla sua missione: è il richiamo di Benedetto XVI ai membri dell’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione cattolica, ricevuti stamani nella Sala Clementina in Vaticano. Il Papa ha sottolineato che l’insegnamento è “espressione della carità di Cristo” ed è la prima opera di “misericordia spirituale che la Chiesa è chiamata a compiere”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale prefetto della Congregazione, Zenon Grocholewski. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


L’educazione è “una concreta manifestazione della misericordia spirituale” e “costituisce una delle prime opere d’amore che la Chiesa ha la missione di offrire all’umanità”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo discorso alla Congregazione per l’Educazione cattolica. Un’occasione, ha detto, per ribadire che il “settore dell’educazione è particolarmente caro alla Chiesa”. E’ opportuno, ha rilevato il Santo Padre, che si rifletta su “come rendere attuale e efficace questo compito apostolico della Comunità ecclesiale, affidato alle Università cattoliche”. Quindi, soffermandosi sulla riforma degli studi ecclesiastici di filosofia, ha messo l’accento sulle sfide che devono oggi affrontare le Facoltà ecclesiastiche e gli atenei cattolici:

 
“Le discipline ecclesiastiche, soprattutto la teologia, sono sottoposte oggi a nuovi interrogativi, in un mondo tentato, da una parte, dal razionalismo, che segue una razionalità falsamente libera e slegata da ogni riferimento religioso, e, dall’altra, dai fondamentalismi, che falsificano la vera essenza della religione con il loro incitamento alla violenza e al fanatismo".
 
Benedetto XVI ha, così, rivolto il pensiero alla missione che oggi la scuola è chiamata a compiere in un contesto “segnato da un’evidente crisi educativa”:

 
“La scuola cattolica, che ha come missione primaria di formare l’alunno secondo una visione antropologica integrale, pur essendo aperta a tutti e rispettando l’identità di ciascuno, non può non proporre una sua propria prospettiva educativa, umana e cristiana”.

 
D’altro canto, il Papa ha sottolineato che oggi la scuola deve confrontarsi con “una sfida nuova” resa “ancor più acuta” dalla globalizzazione e dal pluralismo crescente, “quella cioè dell’interculturalità e dell’interreligiosità”:

 
“L’accoglienza della pluralità culturale degli alunni e dei genitori si trova necessariamente a confrontarsi con due esigenze: da un lato, non escludere qualcuno in nome della sua appartenenza culturale o religiosa, o meglio, più sottilmente, non ignorare e dunque non annullare la sua identità; dall’altro canto, una volta riconosciuta e accolta questa diversità culturale e religiosa, non fermarsi alla pura constatazione”.
 
Ciò, infatti, ha aggiunto, “equivarrebbe” a “negare che le culture si rispettano veramente quando si incontrano, e che gli uomini possono parlarsi, comprendersi al di là delle distanze spaziali e temporali”. Il Papa non ha mancato di offrire le sue riflessioni sulla formazione dei seminaristi, in particolare riferendosi alla riforma della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis. Ha così rilevato “l’importanza di una corretta articolazione delle diverse dimensioni della formazione sacerdotale”, seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II. D’altro canto, tale formazione “dovrà offrire ai sacerdoti orientamenti e indirizzi utili per dialogare con le culture contemporanee”:

 
“La formazione umana e culturale va pertanto significativamente rafforzata e sostenuta anche con l’ausilio delle scienze moderne, giacché alcuni fattori sociali destabilizzanti presenti oggi nel mondo (ad esempio, la condizione di tante famiglie separate, la crisi educativa, una violenza diffusa, ecc.) rendono fragili le nuove generazioni”.

 Al tempo stesso, ha aggiunto il Papa, serve “un’adeguata formazione alla vita spirituale, che renda le comunità cristiane, in particolare le parrocchie, sempre più consapevoli della loro vocazione e capaci di rispondere in modo adeguato alla domanda di spiritualità che viene specialmente dai giovani”. Di qui, l’auspicio del Papa affinché “non manchino nella Chiesa apostoli ed evangelizzatori qualificati e responsabili”.







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