La scuola cattolica ha una sua proposta educativa ma è aperta a tutti e rispetta
l'identità di ciascuno: è quanto affermato dal Papa alla Congregazione per l’Educazione
cattolica
Di fronte alle nuove sfide della globalizzazione e del pluralismo crescente, la scuola
cattolica deve interrogarsi sulla sua missione: è il richiamo di Benedetto XVI ai
membri dell’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione cattolica, ricevuti
stamani nella Sala Clementina in Vaticano. Il Papa ha sottolineato che l’insegnamento
è “espressione della carità di Cristo” ed è la prima opera di “misericordia spirituale
che la Chiesa è chiamata a compiere”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto
dal cardinale prefetto della Congregazione, Zenon Grocholewski. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
L’educazione
è “una concreta manifestazione della misericordia spirituale” e “costituisce una delle
prime opere d’amore che la Chiesa ha la missione di offrire all’umanità”: è quanto
sottolineato da Benedetto XVI nel suo discorso alla Congregazione per l’Educazione
cattolica. Un’occasione, ha detto, per ribadire che il “settore dell’educazione è
particolarmente caro alla Chiesa”. E’ opportuno, ha rilevato il Santo Padre, che si
rifletta su “come rendere attuale e efficace questo compito apostolico della Comunità
ecclesiale, affidato alle Università cattoliche”. Quindi, soffermandosi sulla riforma
degli studi ecclesiastici di filosofia, ha messo l’accento sulle sfide che devono
oggi affrontare le Facoltà ecclesiastiche e gli atenei cattolici:
“Le
discipline ecclesiastiche, soprattutto la teologia, sono sottoposte oggi a nuovi interrogativi,
in un mondo tentato, da una parte, dal razionalismo, che segue una razionalità falsamente
libera e slegata da ogni riferimento religioso, e, dall’altra, dai fondamentalismi,
che falsificano la vera essenza della religione con il loro incitamento alla violenza
e al fanatismo". Benedetto XVI ha, così, rivolto il pensiero
alla missione che oggi la scuola è chiamata a compiere in un contesto “segnato da
un’evidente crisi educativa”:
“La scuola cattolica,
che ha come missione primaria di formare l’alunno secondo una visione antropologica
integrale, pur essendo aperta a tutti e rispettando l’identità di ciascuno, non può
non proporre una sua propria prospettiva educativa, umana e cristiana”.
D’altro canto, il Papa ha sottolineato che oggi
la scuola deve confrontarsi con “una sfida nuova” resa “ancor più acuta” dalla globalizzazione
e dal pluralismo crescente, “quella cioè dell’interculturalità e dell’interreligiosità”:
“L’accoglienza della pluralità culturale degli
alunni e dei genitori si trova necessariamente a confrontarsi con due esigenze: da
un lato, non escludere qualcuno in nome della sua appartenenza culturale o religiosa,
o meglio, più sottilmente, non ignorare e dunque non annullare la sua identità; dall’altro
canto, una volta riconosciuta e accolta questa diversità culturale e religiosa, non
fermarsi alla pura constatazione”. Ciò, infatti, ha aggiunto,
“equivarrebbe” a “negare che le culture si rispettano veramente quando si incontrano,
e che gli uomini possono parlarsi, comprendersi al di là delle distanze spaziali e
temporali”. Il Papa non ha mancato di offrire le sue riflessioni sulla formazione
dei seminaristi, in particolare riferendosi alla riforma della Ratio fundamentalis
institutionis sacerdotalis. Ha così rilevato “l’importanza di una corretta articolazione
delle diverse dimensioni della formazione sacerdotale”, seguendo le indicazioni del
Concilio Vaticano II. D’altro canto, tale formazione “dovrà offrire ai sacerdoti orientamenti
e indirizzi utili per dialogare con le culture contemporanee”:
“La
formazione umana e culturale va pertanto significativamente rafforzata e sostenuta
anche con l’ausilio delle scienze moderne, giacché alcuni fattori sociali destabilizzanti
presenti oggi nel mondo (ad esempio, la condizione di tante famiglie separate, la
crisi educativa, una violenza diffusa, ecc.) rendono fragili le nuove generazioni”.
Al
tempo stesso, ha aggiunto il Papa, serve “un’adeguata formazione alla vita spirituale,
che renda le comunità cristiane, in particolare le parrocchie, sempre più consapevoli
della loro vocazione e capaci di rispondere in modo adeguato alla domanda di spiritualità
che viene specialmente dai giovani”. Di qui, l’auspicio del Papa affinché “non manchino
nella Chiesa apostoli ed evangelizzatori qualificati e responsabili”.