Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa seconda Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Giovanni il Battista, vedendo Gesù venire verso di lui, dice:
«Ecco
l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui … che battezza
in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di
Dio». Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don
Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
La Legge,
afferma san Paolo, è stata per noi come un pedagogo che ci ha condotti per mano fino
a Cristo (Gal 3, 24s). Nella celebrazione annuale della Pasqua ebraica c’era l’agnello,
il cui sangue aveva fatto sì che l'Angelo sterminatore “passasse oltre”. Così anche
nella celebrazione dello Yom kippur, del giorno dell’Espiazione, il Sommo Sacerdote,
dopo aver immolato l’agnello, metteva a contatto il suo sangue con l'oro del coperchio
dell’Arca dell'Alleanza. Quando Giovanni il Battista quel giorno, sulle rive del fiume
Giordano, additando Gesù disse: “Ecco l’agnello di Dio!” il popolo d’Israele conobbe
la verità di quel che da lunghi secoli stava già celebrando. É Gesù l’Agnello. É Lui
che, secondo il duplice significato del verbo usato da Giovanni, “prende su di sé”
e “toglie via” il peccato del mondo. É Lui l’Agnello del riscatto, l’Agnello mite
e mansueto. É Lui che entra nel Santuario del Cielo e passa attraverso, non il “velo”
di stoffa del tempio di Gerusalemme, ma il “velo” che è il Suo corpo (Eb 10, 20).
É Lui l’Agnello di fronte al quale i ventiquattro anziani si prostrano e che riceve
come sua Sposa la Chiesa, è ancora Lui la luce della città dei santi, la Gerusalemme
celeste (Ap 21, 23). É a Lui che noi continuiamo a gridare, insieme allo Spirito:
Vieni!