Crisi economico-finanziaria per gli ospedali gestiti dalle congregazioni religiose
in Italia
I responsabili delle congregazioni religiose che gestiscono ospedali, case di cura
e centri di riabilitazione in Italia, stanno protestando in questi giorni a causa
della grave crisi economico-finanziaria in cui versano le loro strutture. Padre Pietro
Cicinelli, superiore della provincia romana dei Fatebenefratelli, l’Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Dio, si è espresso in tal senso: “Gli ospedali retti da associazioni
religiose sono stati posti dallo Stato sullo stesso piano delle strutture pubbliche
e sono stati previsti per tali centri sanitari criteri di finanziamento identici a
quelli per il pubblico”. L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio solo in Italia
conta 20 strutture sanitarie e socio-assistenziali, tra le quali 9 ospedali classificati,
ossia retti da congregazioni religiose, ed un istituto di ricovero e cura a carattere
scientifico. Secondo padre Cicinelli la crisi finanziaria è diventata inarrestabile
dal 1995, anno in cui si è deciso di cambiare il sistema di finanziamento degli ospedali
classificati. “Tra i motivi principali - secondo quanto riportato dal quotidiano Avvenire
nelle parole di padre Cicinelli – c’è la mancata copertura degli oneri per i rinnovi
biennali dei contratti di lavoro del personale degli ospedali classificati e il mancato
adeguamento, almeno triennale, delle tariffe previste per le prestazioni erogate”.
Alla preoccupazione dei Fatebenefratelli si è aggiunta quella dei Camilliani, altro
storico ordine ospedaliero, fondato da San Camillo de’ Lellis. “Se dovesse continuare
così per tutto il 2008 le nostre strutture saranno costrette a licenziare dipendenti
e chiudere le strutture”, ha detto padre Emilio Blasi, direttore della Casa di Cura
Villa Immacolata, in provincia di Viterbo. (C.C.)