Il cardinale Caffarra invita ebrei e cristiani a pregare insieme Dio per evitare di
cadere in una “solitudine senza rimedio”
“Custodire la santità del nome di Dio è forse il più grande servizio che Israele e
la Chiesa possono fare all’umanità di oggi in Occidente, perché essa non smarrisca
se stessa nel deserto del nulla”. Con queste parole l’arcivescovo di Bologna, card.
Carlo Caffarra, ha commentato ieri sera a Bologna il comandamento biblico “Non pronunzierai
il nome del Signore Dio tuo invano”, filo conduttore della giornata per il dialogo
tra cattolici ed ebrei. L’arcivescovo – riferisce l’agenzia Sir - ha invocato la preghiera
comune, di ebrei e cristiani, perché Dio stesso “impedisca che la sua vera identità
sia oscurata dalla nostra capacità di deformare” il suo nome. Dal canto suo il rabbino
capo della locale comunità ebraica, Alberto Sermoneta, ha affermato che “non vi è
un rapporto tra uomo e Dio se non c’è tra uomo e uomo; non può esserci rispetto nei
confronti di Dio se non c’è verso il prossimo”. Il rabbino ha inoltre sottolineato
che “solo mantenendo fede ai comandamenti si può creare un legame tra l’uomo, Dio
e il prossimo”. Un legame che rende possibile il dialogo, ma richiede il rispetto
come requisito fondamentale. “Dialogare significa rispettare l’opinione di ogni essere
umano, anche se difforme dalla nostra, perché egli è creato a immagine e somiglianza
di Dio. Non c’è dialogo – ha concluso - se non c’è disponibilità ad ascoltare”. (E.
B.)