Colombia: continua la mediazione della Chiesa per la liberazione di ostaggi delle
FARC
“Abbiamo preso contatti con le FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia,
e vogliamo andare avanti con la massima discrezione”. Così, ieri, il presidente della
Conferenza episcopale colombiana, monsignor Luis Augusto Castro, vescovo della città
di Tunja, a proposito degli ultimi contatti con la guerriglia per facilitare la liberazione
di 44 ostaggi da tempo nelle loro mani. Secondo quanto si è appreso, dopo la richiesta
indirizzata in questo senso alla Chiesa cattolica da parte del presidente Alvaro Uribe,
questi contatti preliminari, dovrebbero condurre alla gestione di una “zona di incontro”,
destinata a essere la sede per negoziare un accordo umanitario. Lunedì scorso il presidente
colombiano Alvaro Uribe aveva detto: “La strada che la Colombia ha aperto è quella
della creazione di una zona di incontro con la mediazione della Chiesa cattolica”.
Monsignor Castro, ha confermato che si lavora con la guerriglia per analizzare il
progetto di una “zona di incontro” con supervisione internazionale, in cui delegati
di entrambe le parti, senza la presenza di uomini armati, possano procedere verso
un accordo. Il presule ha precisato inoltre che è stato chiesto alle FARC di permettere
alla Croce Rossa Internazionale di accedere ai campi per verificare lo stato di salute
dei sequestrati. In realtà si questa proposta del presidente Uribe si sta lavorando
dai primi di dicembre e le trattative non si sono mai interrotte. La Chiesa colombiana,
da moltissimi anni, in diverse circostanze ha offerto i suoi servizi per dialogare
con esponenti dei due principali gruppi guerriglieri (FARC ed ELN) onde “umanizzare”
il conflitto e, soprattutto, trovare uno sbocco politico che consenta al Paese di
recuperare le vie della pace, del rispetto reciproco e della riconciliazione. Tra
l’altro, lungo questa strada, la Chiesa ha pagato altissimi prezzi di sangue con l’uccisione
di due vescovi e diversi sacerdoti. Appare chiaro che nel futuro prossimo su questa
gestione in corso calerà un silenzio doveroso come ha già fatto capire mons. Castro.
Lo scorso 8 gennaio il vescovo emerito di Florencia e segretario della Conferenza
episcopale mons. Fabián Marulanda, ha condiviso la decisione governativa d non autorizzare
nuove missioni internazionali per facilitare la liberazione degli ostaggi e ha poi
aggiunto: “Occorre mettere fine ad ogni tipo di protagonismo e abbassare il volume
mediatico attorno ad una vicenda così dolorosa e triste”. Mons. Marulanda, nel respingere
con sdegno “lo show mediatico che a volte accompagna la terribile vicenda umana delle
vittime del flagello” dei sequestri, ha ribadito che la questione fondamentale “da
non perdere mai di vista è la liberazione di queste persone, poiché si tratta di un’esigenza
elementare del sentimento umanitario”. (L.B.)