2008-01-16 12:35:20

Rammarico in Italia dopo l'annullamento della visita del Papa alla Sapienza. Il presidente Napolitano: inammissibile intolleranza. La riflessione del prof. Israel


“A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita” di Benedetto XVI all’Università La Sapienza”, “si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento. Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento”. Così, ieri pomeriggio, la Sala Stampa vaticana ha comunicato l’impossibilità per il Papa di recarsi in serenità all’ateneo romano, dove era stato invitato dal rettore nei mesi scorsi. Una decisione accolta con rammarico pressoché dall’unanimità del mondo politico e intellettuale italiano, a partire dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


Doveva essere una festa, un momento di alta cultura e confronto di idee, l’occasione migliore per celebrare l’approvazione della moratoria sulla pena di morte. Purtroppo, non sarà così. Alla fine, Benedetto XVI non andrà in visita all’università “La Sapienza” fondata dal suo lontano predecessore Bonifacio VIII. La notizia, che ha fatto il giro del mondo ed è oggi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, è stata accolta con cori festanti dagli studenti dei collettivi che avevano annunciato plateali contestazioni anti-Papa. Soddisfazione è stata espressa anche dai 67 docenti de “La Sapienza”, 67 su 4500, che avevano chiesto al rettore Guarini di cancellare l’evento. “Rammarico” è, invece, il sentimento prevalente nella stragrande maggioranza degli intellettuali italiani, dei politici, della gente comune. E ovviamente dei professori e degli studenti dell’università romana, che attendevano con gioia e interesse l’incontro con Benedetto XVI. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Pontefice per esprimere il suo “sincero, vivo rammarico” per la vicenda. Napolitano considera “inammissibili” le “manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto”. “Sono convinto – ha aggiunto - che questo evento avrebbe offerto una preziosa opportunità di riflessione su temi di grande rilevanza per la società italiana, come per tutte le società”. Da parte sua il premier italiano, Prodi, ha dichiarato “inammissibile che il Papa non possa parlare all'università, che è la sede del dialogo e dell'apertura”.

 
Dal canto suo, il cardinale vicario Camillo Ruini sottolinea in un comunicato che la vicenda “colpisce dolorosamente” tutta la città di Roma. La Chiesa di Roma, si legge, esprime la totale vicinanza al suo Vescovo e “dà voce a quell’amore, a quella fiducia, a quell’ammirazione e gratitudine per Benedetto XVI che è nel cuore del popolo di Roma”. Il cardinale Ruini invita inoltre i fedeli romani a riunirsi in Piazza San Pietro, in occasione dell’Angelus di domenica prossima, quale “gesto di affetto e serenità” nei confronti del Papa. La Conferenza episcopale italiana esprime la “propria incondizionata vicinanza” al Pontefice “oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale”. I vescovi italiani ricordano, in una nota, che la visita del Santo Padre era la cordiale risposta a un invito espresso dal rettore dell’ateneo, “ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi”. Per la FUCI, la Federazione Universitari Cattolici Italiani, quanto successo a “La Sapienza” rappresenta un “grave e illegittimo atto di intolleranza che macchia la coscienza profonda dell’università italiana”. Numerosi poi gli attestati di solidarietà che giungono al Papa, in queste ore, dai diversi movimenti ecclesiali.

Ieri sera, mentre il gruppo dei collettivi gioiva per l’annullamento della visita, molti altri studenti, amareggiati ma non certo scoraggiati, si sono riuniti nella cappella de “La Sapienza”, pregando anche per i contestatori. E all’amarezza dei tanti studenti che avrebbero voluto ascoltare domani il discorso di Benedetto XVI all’università, si aggiunge il rammarico e, in alcuni casi, lo sdegno di molti docenti dell’ateneo romano. Tra questi, il prof. Giorgio Israel, del dipartimento di Matematica de “La Sapienza”, intervistato da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. – Io penso che l’Istituzione sia stata profondamente macchiata e, purtroppo, questa non è una cosa nuova. E’ una sorta di maledizione che grava sulla “Sapienza”, un’università in cui delle infime minoranze riescono a tenere in scacco l’intera Istituzione. Questa è una maledizione di cui “La Sapienza” dovrà liberarsi se non vorrà definitivamente macchiarsi.

 
D. – Ecco: non le pare che ad essere sconfitta sia soprattutto la sana laicità, quella vera, non quella laicista e anti-clericale?

 
R. – Ma non c’è dubbio! La laicità non c’entra nulla. Questa è una posizione che mira a rifiutare il dialogo tra scienza e fede. Poco fa io ho avuto un dibattito al quale partecipava il professor Cini; mi ha colpito il fatto che lui abbia “concesso” la possibilità che il Papa venga all’università, ma nel suo luogo naturale che è la cappella universitaria. Cioè, in altri termini un dibattito tra scienza e fede è assolutamente inaccettabile. Per cercare di esorcizzare questo, si sta montando una campagna mediatica tesa a mostrare che esiste un tentativo di subordinare la scienza alla fede e anche di dire che questo è un Papa che divide, quindi cercare di intimidire, in questo modo: è un tipo di azione che non ha nulla a che fare né con la scienza, né con la laicità, ma è un’operazione ideologica soprattutto proveniente da ambienti del post-comunismo, orfani della vecchia ideologia, e che l’hanno sostituita con il laicismo.

 
D. – Peraltro, i firmatari di questo appello “No al Papa” hanno sottolineato un cliché – il solito, peraltro – “Ratzinger contro Galileo”, e invece lei oggi in un “fondo”, proprio sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano”, ci spiega che in realtà il cardinale Ratzinger difese Galileo proprio alla “Sapienza”. Ci spieghi:

 
R. – Chi conosca un minimo – io non sono un esegeta – gli scritti di Benedetto XVI o dell’allora cardinale Ratzinger – ma basta un minimo di lettura attenta per rendersi conto che, al contrario, la posizione costante e coerente di questo Papa sta nel rivalutare il razionalismo di Galileo addirittura contro delle tendenze relativistiche e scettiche presenti nella scienza contemporanea. Ora, questa è un’opinione che uno può discutere. Se i docenti di fisica fossero state persone tolleranti, avrebbero potuto intervenire sul merito della questione. Quello che invece è stato fatto, è di montare una operazione – anche questa mediatica – basata su un falso plateale, e cioè di presentare un particolare discorso del Papa, per giunta tenuto la prima volta alla “Sapienza”, come un attacco a Galileo. Già questo non è degno di un professore universitario, di un insegnante, che dovrebbe trasmettere ai propri allievi il rigore, la serietà nello studio dei testi. Nelle università accade che si conferiscono lauree “honoris causa” o si fanno fare “lectio magistralis” a personaggi di infimo livello, gente dello spettacolo che non sa nulla, insomma: costoro entrano senza problemi; mentre, invece, se arriva il Papa, succede la fine del mondo ...







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