Rammarico in Italia dopo l'annullamento della visita del Papa alla Sapienza. Il presidente
Napolitano: inammissibile intolleranza. La riflessione del prof. Israel
“A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita” di Benedetto
XVI all’Università La Sapienza”, “si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento.
Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento”. Così, ieri pomeriggio,
la Sala Stampa vaticana ha comunicato l’impossibilità per il Papa di recarsi in serenità
all’ateneo romano, dove era stato invitato dal rettore nei mesi scorsi. Una decisione
accolta con rammarico pressoché dall’unanimità del mondo politico e intellettuale
italiano, a partire dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Doveva
essere una festa, un momento di alta cultura e confronto di idee, l’occasione migliore
per celebrare l’approvazione della moratoria sulla pena di morte. Purtroppo, non sarà
così. Alla fine, Benedetto XVI non andrà in visita all’università “La Sapienza” fondata
dal suo lontano predecessore Bonifacio VIII. La notizia, che ha fatto il giro del
mondo ed è oggi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, è stata accolta
con cori festanti dagli studenti dei collettivi che avevano annunciato plateali contestazioni
anti-Papa. Soddisfazione è stata espressa anche dai 67 docenti de “La Sapienza”, 67
su 4500, che avevano chiesto al rettore Guarini di cancellare l’evento. “Rammarico”
è, invece, il sentimento prevalente nella stragrande maggioranza degli intellettuali
italiani, dei politici, della gente comune. E ovviamente dei professori e degli studenti
dell’università romana, che attendevano con gioia e interesse l’incontro con Benedetto
XVI. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Pontefice
per esprimere il suo “sincero, vivo rammarico” per la vicenda. Napolitano considera
“inammissibili” le “manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno
determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto”.
“Sono convinto – ha aggiunto - che questo evento avrebbe offerto una preziosa opportunità
di riflessione su temi di grande rilevanza per la società italiana, come per tutte
le società”. Da parte sua il premier italiano, Prodi, ha dichiarato “inammissibile
che il Papa non possa parlare all'università, che è la sede del dialogo e dell'apertura”.
Dal
canto suo, il cardinale vicario Camillo Ruini sottolinea in un comunicato che la vicenda“colpisce dolorosamente” tutta la città di Roma. La Chiesa di Roma, si legge, esprime
la totale vicinanza al suo Vescovo e “dà voce a quell’amore, a quella fiducia, a quell’ammirazione
e gratitudine per Benedetto XVI che è nel cuore del popolo di Roma”. Il cardinale
Ruini invita inoltre i fedeli romani a riunirsi in Piazza San Pietro, in occasione
dell’Angelus di domenica prossima, quale “gesto di affetto e serenità” nei confronti
del Papa. La Conferenza episcopale italiana esprime la “propria incondizionata vicinanza”
al Pontefice “oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica
e chiusura culturale”. I vescovi italiani ricordano, in una nota, che la visita del
Santo Padre era la cordiale risposta a un invito espresso dal rettore dell’ateneo,
“ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi”. Per la FUCI, la
Federazione Universitari Cattolici Italiani, quanto successo a “La Sapienza” rappresenta
un “grave e illegittimo atto di intolleranza che macchia la coscienza profonda dell’università
italiana”. Numerosi poi gli attestati di solidarietà che giungono al Papa, in queste
ore, dai diversi movimenti ecclesiali.
Ieri sera, mentre il gruppo dei
collettivi gioiva per l’annullamento della visita, molti altri studenti, amareggiati
ma non certo scoraggiati, si sono riuniti nella cappella de “La Sapienza”, pregando
anche per i contestatori. E all’amarezza dei tanti studenti che avrebbero voluto ascoltare
domani il discorso di Benedetto XVI all’università, si aggiunge il rammarico e, in
alcuni casi, lo sdegno di molti docenti dell’ateneo romano. Tra questi, il prof.
Giorgio Israel, del dipartimento di Matematica de “La Sapienza”, intervistato
da Alessandro Gisotti:
R. – Io penso
che l’Istituzione sia stata profondamente macchiata e, purtroppo, questa non è una
cosa nuova. E’ una sorta di maledizione che grava sulla “Sapienza”, un’università
in cui delle infime minoranze riescono a tenere in scacco l’intera Istituzione. Questa
è una maledizione di cui “La Sapienza” dovrà liberarsi se non vorrà definitivamente
macchiarsi.
D. – Ecco: non le pare che ad essere
sconfitta sia soprattutto la sana laicità, quella vera, non quella laicista e anti-clericale?
R.
– Ma non c’è dubbio! La laicità non c’entra nulla. Questa è una posizione che mira
a rifiutare il dialogo tra scienza e fede. Poco fa io ho avuto un dibattito al quale
partecipava il professor Cini; mi ha colpito il fatto che lui abbia “concesso” la
possibilità che il Papa venga all’università, ma nel suo luogo naturale che è la cappella
universitaria. Cioè, in altri termini un dibattito tra scienza e fede è assolutamente
inaccettabile. Per cercare di esorcizzare questo, si sta montando una campagna mediatica
tesa a mostrare che esiste un tentativo di subordinare la scienza alla fede e anche
di dire che questo è un Papa che divide, quindi cercare di intimidire, in questo modo:
è un tipo di azione che non ha nulla a che fare né con la scienza, né con la laicità,
ma è un’operazione ideologica soprattutto proveniente da ambienti del post-comunismo,
orfani della vecchia ideologia, e che l’hanno sostituita con il laicismo.
D.
– Peraltro, i firmatari di questo appello “No al Papa” hanno sottolineato un cliché
– il solito, peraltro – “Ratzinger contro Galileo”, e invece lei oggi in un “fondo”,
proprio sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano”, ci spiega che in realtà il cardinale
Ratzinger difese Galileo proprio alla “Sapienza”. Ci spieghi:
R.
– Chi conosca un minimo – io non sono un esegeta – gli scritti di Benedetto XVI o
dell’allora cardinale Ratzinger – ma basta un minimo di lettura attenta per rendersi
conto che, al contrario, la posizione costante e coerente di questo Papa sta nel rivalutare
il razionalismo di Galileo addirittura contro delle tendenze relativistiche e scettiche
presenti nella scienza contemporanea. Ora, questa è un’opinione che uno può discutere.
Se i docenti di fisica fossero state persone tolleranti, avrebbero potuto intervenire
sul merito della questione. Quello che invece è stato fatto, è di montare una operazione
– anche questa mediatica – basata su un falso plateale, e cioè di presentare un particolare
discorso del Papa, per giunta tenuto la prima volta alla “Sapienza”, come un attacco
a Galileo. Già questo non è degno di un professore universitario, di un insegnante,
che dovrebbe trasmettere ai propri allievi il rigore, la serietà nello studio dei
testi. Nelle università accade che si conferiscono lauree “honoris causa” o si fanno
fare “lectio magistralis” a personaggi di infimo livello, gente dello spettacolo che
non sa nulla, insomma: costoro entrano senza problemi; mentre, invece, se arriva il
Papa, succede la fine del mondo ...