2008-01-14 15:55:43

“La Sapienza” si appresta ad accogliere con gioia Benedetto XVI, uomo di grande cultura e messaggero di pace: così, il Rettore Renato Guarini alla Radio Vaticana


Un momento di alta cultura, di confronto di idee che sarà fecondo per tutta la comunità universitaria de “La Sapienza”. Il rettore de “La Sapienza”, il prof. Renato Guarini, presenta così - alla nostra emittente - la visita di Benedetto XVI all’ateneo romano di giovedì prossimo. Nell’intervista di Alessandro Gisotti, il rettore de “La Sapienza”, che, ricordiamo, ha invitato il Papa nei mesi scorsi, mette l’accento sull’importanza del dialogo tra fede e ragione, tratto distintivo del Pontificato di Benedetto XVI:RealAudioMP3


R. – Io personalmente e la comunità accademica ci prepariamo ad accogliere il Papa, senz’altro messaggero di pace, ma soprattutto uomo di grande cultura, di profondo pensiero filosofico. Ci si può, quindi, confrontare con lui e ascoltare le sue riflessioni.

 
D. – L’anno accademico si inaugura all’insegna dell’impegno per abolire la pena di morte, un tema caro al Papa, che anche recentemente ha chiesto di aprire un dibattito pubblico sulla sacralità della vita umana. Cosa può fare su questo fronte il mondo accademico?

 
R. – Può fare molto, perché noi siamo gli educatori delle generazioni del futuro. Dobbiamo, quindi, sensibilizzare le generazioni a queste problematiche. E lo scopo della visita e dell’invito al Papa è proprio legata al tema di fondo, per così dire, dell’inaugurazione dell’anno accademico. Vorrei, infatti, che alla fine della cerimonia, oppure nei giorni successivi, gli studenti de “La Sapienza” in qualche modo si impegnassero a sensibilizzare gli studenti di tutte le università italiane ed internazionali.

 
D. – Benedetto XVI, com’è noto, è stato a lungo un professore universitario. Come guardano i suoi docenti a questo ex collega d’eccezione?

 
R. – “La Sapienza” è un’università molto grande, molto complessa. Evidentemente ci sono credenti e non credenti e di diversa ideologia. Io ritengo che tutti dovrebbero guardare Benedetto XVI soprattutto come un uomo di cultura ed un ex professore, indipendentemente dalle proprie idee. Mi sembra che in questi giorni qualcuno però abbia fatto delle affermazioni… forse qualcuno che non ha mai letto gli scritti di Benedetto XVI.

 
D. – Il riferimento, dunque, è ovviamente ad alcune decine di docenti de “La Sapienza” che hanno chiesto con un appello, con una lettera proprio a lei rivolta, di annullare l’evento. Cosa può rispondere?

R. – Io ribadisco che è senz’altro una minoranza, perché “La Sapienza” ha 4500 docenti. Quindi, coloro che hanno manifestato il proprio dissenso nella lettera sono un numero esiguo. Io rispetto le idee di tutti, ma vorrei richiamare tutti a dialogare, soprattutto a far prevalere la ragione sulle ideologie, che ormai sono superate.

 
D. – Com’è noto, uno dei tratti caratterizzanti del Pontificato di Benedetto XVI è il suo impegno a rendere fecondo il dialogo tra fede e ragione. Quali difficoltà, ma anche quali sviluppi possibili, secondo lei?

 
R. – Io sono un uomo di ragione e mi auguro che si possa veramente con il dialogo, con l’approfondimento dei temi, arrivare ad una riflessione feconda. Perché fin quando tutti rimangono sul generico – e le ripeto ci sono persone che non hanno mai letto gli scritti del Papa – evidentemente è facile poi prendere delle posizioni preconcette. Quindi, mi auguro che questa sia anche l’occasione per un fecondo dialogo tra fede e ragione.

 
D. – Nel recente discorso agli amministratori locali di Roma e Lazio, il Papa ha messo l’accento sulla centralità dell’educazione per la formazione della persona umana. Quale ruolo può svolgere l’università al riguardo?

 R. – L’università può svolgere un ruolo importantissimo, e soprattutto le università di Roma, un’università come “La Sapienza”, che è un grande centro di attrazione per le diverse regioni d’Italia come anche per alcuni Paesi dell’area mediterranea. Quindi, noi abbiamo un ruolo importante, ma soprattutto abbiamo grandi responsabilità. Io mi auguro che nella formazione delle persone, oltre alla loro preparazione professionale e scientifica, si badi anche molto alla loro formazione umana. Dobbiamo, con la nostra azione, riuscire a fare in modo che i giovani riescano ad impegnarsi con grandi ideali.







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