Tre biblisti presentano a Roma un volume dal titolo "L'omosessualità nella Bibbia"
Viene presentato questa sera a Roma, alle 18.00, un volume, curato dalle Edizioni
San Paolo, dal titolo ‘L’omosessualità nella Bibbia’. Promuovono l'iniziativa l’Ambasciata
di Francia presso la Santa Sede e il Centro culturale ‘San Luigi dei Francesi’. Autori
dell'opera sono tre autorevoli biblisti: Innocent Himbaza, protestante, di origine
ruandese, il padre domenicano svizzero Adrian Schenker e il sacerdote francese
Jean-Baptist Edart, della Comunità dell’Emmanuel, docente presso il Pontificio
Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia. Al prof. Edart,
Giovanni Peduto ha chiesto il perchè di questo libro:
R. –
Questo libro è stato voluto da Innocent Himbaza che, interessandosi delle implicazioni
sociali della Bibbia, ha capito che spesso la Sacra Scrittura è utilizzata e strumentalizzata
per giustificare l’omosessualità, e lui ha sentito dunque la necessità di un piccolo
volume chiaro per il grande pubblico per spiegare cosa dicono i testi biblici sulle
pratiche omosessuali, in modo oggettivo, con strumenti scientifici. Ecco la ragione
di questo volume.
D. - Cosa dice la Bibbia sull’omosessualità?
R.
– Sull’omosessualità in quanto stato psicologico, la Bibbia non dice nulla. Parla
degli atti sessuali tra persone dello stesso sesso. La Bibbia è molto concreta e dunque
sia nell’Antico Testamento, nel libro della Genesi, nel libro del Levitico, sia nel
Nuovo Testamento, soprattutto in San Paolo, nell’Epistola ai Romani e in due piccoli
passaggi della prima ai Corinzi e della prima a Timoteo, la Bibbia condanna chiaramente
gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso.
D.
- Nei Vangeli ci sono dei riferimenti all’omosessualità?
R.
– No, alcuni hanno dato un’interpretazione ideologica di certi testi dei Vangeli però,
se si leggono questi testi con onestà, non c’è nessun riferimento diretto o indiretto
all’omosessualità nei Vangeli.
D. - Che differenze
ci sono tra Antico e Nuovo Testamento?
R. – L’Antico
Testamento condanna gli atti tra persone dello stesso sesso nell’ambito di Israele,
per il popolo, per la santità del popolo, per proteggere il nucleo familiare, per
esempio nel Levitico. Il Nuovo Testamento, con San Paolo, si allarga e si estende,
direi, questa condanna degli atti tra persone dello stesso sesso, in un modo più generale;
si fa riferimento a questi atti come atti contro natura, dunque contro il progetto
del Creatore. Il giudizio morale dunque non è riservato ad Israele, ma è esteso a
tutti gli uomini.
D. - La Bibbia distingue tra tendenze
omosessuali e pratica?
R. – Esplicitamente no, ma
si vede in San Paolo, nell’Epistola ai Romani, già un’allusione al desiderio. San
Paolo dice infatti: “Hanno bruciato di desiderio gli uni per gli altri”, dunque presenta
la dimensione psicologica di desiderare, ma non si dice chiaramente la differenza
tra le tendenze e gli atti ma già, diciamo, è presente il fondamento per distinguere
le due cose; si fa un’allusione alla dimensione psicologica, ma non è esplicita.
D.
- Come un omosessuale è chiamato a vivere la fede cattolica?
R.
– E’ una questione molto delicata, perché è una grande prova che quando una persona
omosessuale cristiana scopre - perché spesso non è una scelta ma è una tendenza innata
- questa realtà affettiva, scopre la Croce, perché vede, capisce, sente, l’incompatibilità
tra gli atti che caratterizzano questa tendenza e la fede in Cristo; lì dunque l’invito
che farei è scoprire il senso della Croce, unirsi al sacrificio della Croce del Signore,
in una vita di preghiera, di sacramenti, con l’aiuto di una comunità cristiana che
capisca questa difficoltà e non giudichi; e lì sta il dinamismo che può aiutarlo a
vivere cristianamente questo stato psicologico che non ha scelto. Ma è un cammino
difficile che implica, da parte della comunità dei cristiani, un grande rispetto e
un grande sostegno.