Kenya: cattolici e rappresentanti di altre religioni invitano maggioranza e opposizione
al dialogo
In Kenya cattolici, anglicani ed esponenti di altre fedi religiose hanno esortato
maggioranza e opposizione a trovare una soluzione pacifica per fermare le violenze
seguite alle contestate elezioni di fine dicembre. Secondo l’ultimo bilancio fornito
da alcune agenzie umanitarie, sono morte oltre 600 persone. Si temono, inoltre, nuove
sanguinose proteste e di fronte a questo rischio si moltiplicano gli appelli: un gruppo
per i diritti umani ha chiesto al governo di ordinare alla polizia di non usare più
la forza contro i manifestanti. L’arcivescovo anglicano Benjamin Nimbi ha sottolineato,
poi, che in questo momento nuove dimostrazioni di massa, già annunciate dall’opposizione,
“peggiorerebbero la situazione perché aprirebbero la strada ad ulteriori saccheggi”.
Le manifestazioni dovrebbero iniziare con un corteo mercoledì a Nairobi e protrarsi
per tre giorni. La polizia ha già bandito ogni forma di protesta. L’arcivescovo Benjamin
Nimbi – riferisce quindi l’agenzia Misna - si è rivolto anche al presidente Mwai Kibaki:
“il governo – ha affermato - dovrebbe astenersi dal diffondere comunicati” che possono
far salire la tensione. La paura di nuove violenze ha innescato, intanto, una vera
e propria corsa all’acquisto di generi di prima necessità, soprattutto alimentari.
Desta anche preoccupazione la notizia dell’invio di truppe ugandesi nella parte occidentale
del Kenya. Un portavoce della polizia ha subito negato, però, che siano state dislocate
forze ugandesi in territorio keniano ed ha aggiunto che simili notizie “non fanno
che provocare un inutile stato di inquietudine”. Non mancano infine segnali di speranza:
in questo difficile quadro, infatti, l’arcivescovo anglicano, Desmond Tutu, e l’ex
segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, cercheranno nei prossimi giorni di favorire
e rendere possibile il ritorno della pace nel Paese africano. (A.L.)