2008-01-11 11:51:56

Mons. Mamberti: difendere la libertà religiosa combattendo contro cristianofobia, islamofobia e antisemitismo


La Santa Sede non fa diplomazia per interessi di tipo politico o economico, ma per difendere la dignità e i diritti fondamentali della persona, tra i quali - centrale - la libertà di professare il proprio credo. Su queste argomentazioni, l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha sviluppato l’intervento col quale ha preso parte alla Conferenza svoltasi ieri alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


Lo spunto della Conferenza era di grande attualità, perché riecheggiava da vicino il recente discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico accredidato in Vaticano. “Protezione del diritto di libertà religiosa nell’azione attuale della Santa Sede”, recitava il titolo, e di questo baluardo - costantemente difeso dal Papa e dai suoi rappresentanti sparsi nel mondo - mons. Mamberti ha riaffermato con chiarezza che “la libertà religiosa è un diritto insopprimibile” che possiede “una dimensione privata, pubblica e istituzionale" e la sua difesa – come disse una volta Giovanni Paolo II, è la “cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti". Se la libertà di esprimersi e di professare la propria fede vengono violate, ha osservato il segretario per i Rapporti con gli Stati, ad essere attaccata è in realtà “la base del rispetto di ogni altro diritto”: dunque, quando è in “pericolo” la libertà religiosa, “tutti gli altri diritti vacillano”.

 
Guardando a organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite o l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE), mons. Mamberti ha detto che per esse fondamentale è la difesa della libertà e della tolleranza religiosa anzitutto per contrastare ogni forma di discriminazione e persecuzione. Ma perché ciò non rimanga lettera teorica ma si traduca in una lotta verso obiettici concreti “occorre combattere - ha affermato il presule - la cristianofobia, l'islamofobia e l'antisemitismo”. In particolare, la “cristianofobia”, ha spiegato, “è un insieme di comportamenti riconducibili alla mancanza di educazione o alla cattiva informazione, all'intolleranza e alla persecuzione”, particolarmente evidenti nella nostra epoca in cui, ha soggiunto, “il distacco tra religione e ragione”, ha relegato la prima nella “sfera sentimentale” separandola da quella pubblica. Difendere la libertà di credo e, dunque, “assicurare la stabilità e la certezza delle attività della comunità cristiana" costituisce il nerbo dell'attività diplomatica della Santa Sede. Infine il dialogo tra religioni e culture. Esso è possibile, ha concluso mons. Mamberti, “solo se non si rinuncia alla verità” e le iniziative internazionali devono essere realizzate “con la consapevolezza che le religioni hanno sempre caratteristiche specifiche e differenti".







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